Londra, 1915. In Europa infuria la guerra, e i bombardamenti degli Zeppelin stanno devastando le …
Insomma
2 stelle
Un romanzo che non riesce a conciliare la componente di frivolezza e spensieratezza (il flirt della zia della protagonista con l'ispettore lo colorano più di rosa che di giallo) con i temi importanti legati alla prima guerra mondiale, al suffragio universale ed ai diritti delle donne.
Un finale con un colpo di scena totalmente slegato dal resto della storia ed una protagonista che indaga senza concludere nulla rendono il racconto quantomeno anomalo rispetto ai canoni del genere.
Nonostante questi aspetti è stata comunque una lettura piacevole, forse in questo momento avevo bisogno di una lettura di questo tipo per staccare un po'
Ma chi sono io per scrivere una recensione del capolavoro di Berto, l'unica cosa che posso dire è che deve essere assolutamente letto, sono ben più di cinque stelline e posso solo elencare le tante questioni che me lo hanno fatto sentire così vicino a partire dal difficile rapporto con il padre poi defunto, agli attacchi di panico, al costante senso di smarrimento ed a quel flusso continuo di coscienza che sto tentando di copiare adesso pur cosciente di non avere le sue capacità ed infatti sto per usare un punto cosa che Berto avrebbe fatto diverse pagine più in là. Mi sono sentito lontano invece per il tempo dedicato alla guerra ed alle associazioni fasciste che però nel libro sono appena accennate e sembrano comunque il risultato di una generale sudditanza nei confronti del padre e di una superficialità nell'approccio alle vicende politiche di quegli anni e che sono …
Ma chi sono io per scrivere una recensione del capolavoro di Berto, l'unica cosa che posso dire è che deve essere assolutamente letto, sono ben più di cinque stelline e posso solo elencare le tante questioni che me lo hanno fatto sentire così vicino a partire dal difficile rapporto con il padre poi defunto, agli attacchi di panico, al costante senso di smarrimento ed a quel flusso continuo di coscienza che sto tentando di copiare adesso pur cosciente di non avere le sue capacità ed infatti sto per usare un punto cosa che Berto avrebbe fatto diverse pagine più in là. Mi sono sentito lontano invece per il tempo dedicato alla guerra ed alle associazioni fasciste che però nel libro sono appena accennate e sembrano comunque il risultato di una generale sudditanza nei confronti del padre e di una superficialità nell'approccio alle vicende politiche di quegli anni e che sono comunque marginali rispetto agli interessi verso l'arte e la scrittura.
"e io temo che tutte queste cose bene o male siano entrate a far parte del mio Super-Io il quale ne ha approfittato per farmi prendere in seguito alcune enormi buggerature di carattere patriottico"
Un padre con seri problemi con i congiuntivi, che si firma usando prima il cognome e poi il nome, imprigionato nella sua fedeltà alla patria e nelle burocratiche richieste verso gli enti più disparati si ritrova reincarnato nel super-io di Berto. Totalmente proiettato su se stesso il romanzo è anche un capolavoro di egocentrismo dove tutto il mondo circostante è un contorno, anche quando la sua vita viene a dipendere in modo spasmodico dal conforto e dalla presenza della moglie in tutto il romanzo il lettore non verrà mai a conoscere il nome della "ragazzetta-moglie" e persino per quanto riguarda la figlia sono convinto che il lettore ne venga a conoscenza per il fatto che la scelta del nome è stata oggetto di discussione tra i genitori e sia quindi funzionale alla storia, altrimenti anche lei sarebbe rimasta "figlia".
Magnifico il transfer verso lo psicanalista "vecchietto/basso di statura/di origini meridionali" che con i suoi "difetti" è forse colui che porta più di tutti alla realizzazione dell'opera che garantirà al protagonista-autore imperitura fama.
"e non importa che io provi insieme anche vergogna e senso di colpa per avere cosí a lungo mantenuto residui di diffidenza contro di lui, ora sono pronto alla piú aperta fiducia e sicuro che continuerò fino alla fine questa cura perché pur non credendo a sufficienza nella psicoanalisi credo sconfinatamente in quest’uomo quant’altri mai probo e onesto, proprio cosí padre mio, e in realtà senza che io ne fossi tecnicamente consapevole in quel momento era maturato il primo frutto dell’analisi ossia il transfert, che è trasposizione sulla persona dell’analista di sentimenti ed emozioni riservate nel lontano passato ad un altro che non occorre nominare, o forse si può dire addirittura che il bisogno impulsivo d’amore che nell’infanzia avevo avuto modo di soddisfare con estrema difficoltà ora lo soddisfacevo amando quest’uomo, il quale nonostante la mediocre statura e l’accento meridionale era già mio padre anche se ancora non lo sapevo bene."
Meno mainstream di Philip Roth, meno comico di Woody Allen mi domando se e quanto possano avere attinto questi ultimi dal capolavoro di Berto.
Non ho invece apprezzato l'appendice scritta dallo stesso Berto, ho trovato il giudizio su Cesare Pavese frettoloso, superficiale e arrogante, menomale che riconosce di essere scorbutico ma si rivela anche ignorante quando si ritrova ad esprimere a tutti i costi giudizi sugli altri scrittori ma è anche vero che ci capiva più lui di letteratura rispetto a me e quindi magari l'ignorante sono io.
A scuola non si fuma, a scuola non si beve alcol, a scuola non si …
4 stelle meritatissime...
4 stelle
Ci sono mestieri dove uno sbaglio può causare conseguenze importanti.
E no, non parlo degli informatici, anche se i miei capi vivono il down di un database come la fine del mondo (e avevi solo da pagare meglio quello che si occupa dei backup per altro).
Parlo dei medici per esempio, o degli insegnanti.
L'insegnante ha un ruolo cardine nello sviluppo personale di un bambino o ragazzo eppure la scuola è piena di docenti che non percepiscono l'importanza di questa funzione, che lo fanno solo perché era un mestiere come un altro e che magari portano sul posto di lavoro le loro frustrazioni e le loro idee razziste, fasciste, discriminatorie. Una frase fuori posto di un insegnante può pesare come le azioni di un esercito di bulli e non sempre si tratta di superficialità, in alcuni casi, come per alcuni insegnanti in questo libro, si tratta proprio di essere delle …
Ci sono mestieri dove uno sbaglio può causare conseguenze importanti.
E no, non parlo degli informatici, anche se i miei capi vivono il down di un database come la fine del mondo (e avevi solo da pagare meglio quello che si occupa dei backup per altro).
Parlo dei medici per esempio, o degli insegnanti.
L'insegnante ha un ruolo cardine nello sviluppo personale di un bambino o ragazzo eppure la scuola è piena di docenti che non percepiscono l'importanza di questa funzione, che lo fanno solo perché era un mestiere come un altro e che magari portano sul posto di lavoro le loro frustrazioni e le loro idee razziste, fasciste, discriminatorie. Una frase fuori posto di un insegnante può pesare come le azioni di un esercito di bulli e non sempre si tratta di superficialità, in alcuni casi, come per alcuni insegnanti in questo libro, si tratta proprio di essere delle m**** (citazione dal libro).
"A scuola non si muore" è uno spaccato sul mondo della scuola, un posto dove alcuni (e sottolineo alcuni) cattivi maestri fanno credere ad incolpevoli ragazzi di essere dei cattivi allievi. Decisamente azzeccato il ruolo della preside, più attenta alle sue scarpe che ad altro e del tutto marginale rispetto alle vicende: la sua quasi inesistenza la dice lunga su come anche nella scuola siano quelli ai piani bassi a fare funzionare le cose.
Margherita Magnani ispira subito simpatia, con le sue debolezze, la sua ipocondria, la sua puzzolente tisana curcuma e zenzero, appassianata di cinema e gialli ha questo grande difetto di trattare i suoi allievi per quello che sono: delle persone.
Ogni carattere ha la sua pizza e ogni pizza il suo carattere: questa è una …
In attesa del prossimo episodio ;-)
4 stelle
Sono passato dalle atmosfere cupe e deprimenti della Norvegia di Anne Holt a quelle solari e positive dellla Romagna. Mi ci voleva, dopo la lettura di "Dodici cavalli". Cinematograficamente parlando è come passare da "Uomini che odiano le donne" (che è svedese ok) a "L'ispettore Coliandro". Si tratta in entrambi i casi di gialli o thriller o come li si voglia chiamare ma nel caso scandinavo c'è una sorta di celebrazione del male che diventa protagonista assoluto, nel mondo emiliano il male è lì per essere affontato con ironia e strafottenza: "ci venisse un canchero" direbbe il protagonista Manolo Moretti. Moretti è un anti-eroe che risulta subito simpatico, anche solo per una carriera lavorativa che l'ha portato dal ruolo di sovrintendente della polizia penintenziaria a pizzaiolo, circondato dal capo (un ex-pregiudicato) e da cuochi, camerieri, amici e clienti che vengono ben caratterizzati dall'autore: l'attenzione è suddivisa in parti uguali tra …
Sono passato dalle atmosfere cupe e deprimenti della Norvegia di Anne Holt a quelle solari e positive dellla Romagna. Mi ci voleva, dopo la lettura di "Dodici cavalli". Cinematograficamente parlando è come passare da "Uomini che odiano le donne" (che è svedese ok) a "L'ispettore Coliandro". Si tratta in entrambi i casi di gialli o thriller o come li si voglia chiamare ma nel caso scandinavo c'è una sorta di celebrazione del male che diventa protagonista assoluto, nel mondo emiliano il male è lì per essere affontato con ironia e strafottenza: "ci venisse un canchero" direbbe il protagonista Manolo Moretti. Moretti è un anti-eroe che risulta subito simpatico, anche solo per una carriera lavorativa che l'ha portato dal ruolo di sovrintendente della polizia penintenziaria a pizzaiolo, circondato dal capo (un ex-pregiudicato) e da cuochi, camerieri, amici e clienti che vengono ben caratterizzati dall'autore: l'attenzione è suddivisa in parti uguali tra il vissuto dei protagonisti e gli eventi delittuosi. Il racconto è intervallato da brevi momenti in un cui l'amico parroco si rivolge al figlio del protagonista con delle lettere spiegando i problemi lavorativi e le scelte difficili che hanno portato alla separazione e all'allontanamento. Il clima spensierato del dream team di detective (cit.) viene poi interrotto sul finale quando due situazioni dolorose rimaste seminascoste vengono portate alla luce. Per me sono 4 stelle meritate, in attesa del prossimo "episodio".
Tutte le case hanno un’anima. Possono emanare delle vibrazioni positive e rassicuranti, oppure possono avere …
Thriller scandinavo fatto con lo stampino...
1 stella
Ci sono ricascato.
Dopo Anne Holt ho voluto dare una possibilità ad un altro autore di thriller scandinavo.
Stesse atmosfere cupe e deprimenti (mai una gioia si direbbe da queste parti).
Protagonisti tristi e soli con l'alcol come rifugio.
E tutta la storia che ruota, tanto per cambiare, intorno alla violenza verso donne e bambine. Finale senza un perché. Libri fatti con lo stampino, ma uno stampino brutto.
«Per la prima volta da quando era uscita dalla Scuola di polizia, non conosceva piú …
Un buon thriller
3 stelle
In scandinavia hanno decisamente "qualche problema" con l'estrema destra misogina e razzista... nel romanzo di Holt si parla di "Uomini che odiano le donne" con un riferimento che mi è sembrato abbastanza esplicito alle opere di Stieg Larsson, anche se il fenomeno "incel", che non conoscevo, non è ovviamente limitato a Svezia e Norvegia.
Probabilmente stavo meglio prima di leggere l'ennesimo libro sulle crudeltà e perversioni che riesce anche solo a pensare l'essere umano.
La trama è avvincente, il testo è ben scritto, scorre velocemente ed è il classico thriller da cui verrebbe fuori un film di successo...anche se i protagonisti, proprio come nei film, fanno scelte che nella vita reale sembrano alquanto improbabili e sono quelle che tengono in piedi il libro.
Ho trovato poi una notevole forzatura il fatto che Ebba Braut, amica della protagonista, sia la redattrice del poeta che poi guarda caso si rivela essere...non spoilero...ma …
In scandinavia hanno decisamente "qualche problema" con l'estrema destra misogina e razzista... nel romanzo di Holt si parla di "Uomini che odiano le donne" con un riferimento che mi è sembrato abbastanza esplicito alle opere di Stieg Larsson, anche se il fenomeno "incel", che non conoscevo, non è ovviamente limitato a Svezia e Norvegia.
Probabilmente stavo meglio prima di leggere l'ennesimo libro sulle crudeltà e perversioni che riesce anche solo a pensare l'essere umano.
La trama è avvincente, il testo è ben scritto, scorre velocemente ed è il classico thriller da cui verrebbe fuori un film di successo...anche se i protagonisti, proprio come nei film, fanno scelte che nella vita reale sembrano alquanto improbabili e sono quelle che tengono in piedi il libro.
Ho trovato poi una notevole forzatura il fatto che Ebba Braut, amica della protagonista, sia la redattrice del poeta che poi guarda caso si rivela essere...non spoilero...ma così fa sembrare Oslo una cittadina di 100 abitanti dove tutti hanno una qualche relazione con tutti.
Elisa Ohlsen è scomparsa da sette anni quando il cadavere mummificato di una giovane donna …
Ottimo giallo
4 stelle
Il terzo episodio de l'Indiano mi ha convinto: L’Indiano era fondamentalmente un anarchico, uno spirito libero. Non sopportava l’idea di essere comandato e nemmeno quella di comandare. Lo schiavo e il padrone sono imprigionati con la stessa catena, che si chiama potere. Chi da un lato, chi dall’altro. Potere esercitato o potere subito. Cambia la prospettiva ma non la dipendenza che esso genera
La trama ti tiene incollato alle pagine e pur essendo frutto di fantasia per ammissione dello stesso autore fa riferimento ad alcuni eventi drammatici che hanno segnato le cronache del secolo scorso. Rimane un bel po' di amarezza a pensare che le crudeltà descritte capitano veramente e che non si verrà mai a capo di alcuni misteri irrisolti che riguardano i rapporti stato-mafia-servizisegreti-chiesa-estremadestra.
Buona la caratterizzazione dei personaggi e del protagonista, efficace e scorrevole la scrittura di Fusco. Ottimo giallo.
Capelli lunghi legati con un codino, impulsivo, insofferente alle gerarchie e alle ingiustizie, l’ispettore Massimo …
Quanta fretta...
3 stelle
Secondo me al libro mancano un centinaio di pagine...interessanti il protagonista e la trama ho avuto una sensazione di fretta nella scrittura, come se l'autore volesse al più presto terminare il racconto ed arrivare alla parola fine. Per carità, nell'era delle serie Netflix dove un contenuto interessante (a volte manco quello) viene dilatato eccessivamente per arrivare a fare puntate su puntate molto meglio un approccio essenziale, però ecco, forse proprio perché mi è piaciuta la storia avrei voluto essere accompagnato con più calma alla fine.
Una storia estremamente attuale di migranti e di disperazione, di politica e di corruzione.