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Gaja Cenciarelli: A scuola non si muore 4 stelle

A scuola non si fuma, a scuola non si beve alcol, a scuola non si …

4 stelle meritatissime...

4 stelle

Ci sono mestieri dove uno sbaglio può causare conseguenze importanti. E no, non parlo degli informatici, anche se i miei capi vivono il down di un database come la fine del mondo (e avevi solo da pagare meglio quello che si occupa dei backup per altro).

Parlo dei medici per esempio, o degli insegnanti.

L'insegnante ha un ruolo cardine nello sviluppo personale di un bambino o ragazzo eppure la scuola è piena di docenti che non percepiscono l'importanza di questa funzione, che lo fanno solo perché era un mestiere come un altro e che magari portano sul posto di lavoro le loro frustrazioni e le loro idee razziste, fasciste, discriminatorie. Una frase fuori posto di un insegnante può pesare come le azioni di un esercito di bulli e non sempre si tratta di superficialità, in alcuni casi, come per alcuni insegnanti in questo libro, si tratta proprio di essere delle m**** (citazione dal libro).

"A scuola non si muore" è uno spaccato sul mondo della scuola, un posto dove alcuni (e sottolineo alcuni) cattivi maestri fanno credere ad incolpevoli ragazzi di essere dei cattivi allievi. Decisamente azzeccato il ruolo della preside, più attenta alle sue scarpe che ad altro e del tutto marginale rispetto alle vicende: la sua quasi inesistenza la dice lunga su come anche nella scuola siano quelli ai piani bassi a fare funzionare le cose.

Margherita Magnani ispira subito simpatia, con le sue debolezze, la sua ipocondria, la sua puzzolente tisana curcuma e zenzero, appassianata di cinema e gialli ha questo grande difetto di trattare i suoi allievi per quello che sono: delle persone.