Stefano Zanardi ha valutato L'eclittica: 4 stelle

L'eclittica di Gianfranco Pecchinenda (Collana Lilliput)
In una giornata che sembra come le altre, il professor Marchegiani si trova catapultato in un vortice di eventi inspiegabili: …
Questo collegamento si apre in una finestra pop-up
In una giornata che sembra come le altre, il professor Marchegiani si trova catapultato in un vortice di eventi inspiegabili: …
Ci sono alieni e UFO, ma non è un libro di fantascienza. Ci sono i morti viventi, ma non è una storia horror. Ci sono la bella e la bestia, ma non è una fiaba. Ci sono veggenti, guardiani e luoghi incantati, ma non è un racconto fantasy. Ma allora cosa vuol essere questo romanzo? Mi sbilancio e dico che potrebbe essere un romanzo di formazione. La protagonista rivede le proprie convinzioni e la propria vita alla luce di tutta una serie di fatti "strani" o addirittura assurdi che le capitano quando ritorna al paese d'origine. Nel romanzo troviamo i temi cari a Banana Yoshimoto: la famiglia, l'amicizia, la morte, i disagio giovanile. Il tutto però è ambientato in un luogo surreale, ambiguo, sfuggevole. E la leggerezza della sua scrittura (sono tentato di dire "superficialità") non fa che confondere di più le cose. Se non vogliamo considerare questo scritto un …
Ci sono alieni e UFO, ma non è un libro di fantascienza. Ci sono i morti viventi, ma non è una storia horror. Ci sono la bella e la bestia, ma non è una fiaba. Ci sono veggenti, guardiani e luoghi incantati, ma non è un racconto fantasy. Ma allora cosa vuol essere questo romanzo? Mi sbilancio e dico che potrebbe essere un romanzo di formazione. La protagonista rivede le proprie convinzioni e la propria vita alla luce di tutta una serie di fatti "strani" o addirittura assurdi che le capitano quando ritorna al paese d'origine. Nel romanzo troviamo i temi cari a Banana Yoshimoto: la famiglia, l'amicizia, la morte, i disagio giovanile. Il tutto però è ambientato in un luogo surreale, ambiguo, sfuggevole. E la leggerezza della sua scrittura (sono tentato di dire "superficialità") non fa che confondere di più le cose. Se non vogliamo considerare questo scritto un polpettone pasticciato, bisogna supporre che l'autrice abbia volutamente utilizzato tutti quegli elementi surreali citati per simboleggiare in qualche modo la condizione disturbata della protagonista.
Ciò che mi aveva spinto ad acquistare il libro era la promessa, accennata sul risvolto (a cui vi rimando per avere un'idea del contenuto), di trovarmi di fronte ad un romanzo molto particolare, fuori dagli schemi. Ebbene, la promessa è stata ampiamente mantenuta. Ammetto di aver affrontato la lettura in modo errato: cercando un filo conduttore, una trama, o anche solo degli indizi che rendessero conto delle intenzioni dell'autrice. Mi aspettavo insomma di capire dove si andava a parare, attendevo un evento risolutore o almeno un plot twist. E invece niente di tutto questo. Il romanzo è un accumulo di accadimenti, dialoghi, descrizioni senza apparente costrutto. Ci sono i personaggi, ma di molti di essi si dice che non siano mai esisti. Ci sono eventi che vengono descritti per poi essere travisati o negati nelle pagine che seguono. Anche i dialoghi sono sconclusionati, insensati, senza vere intenzioni comunicative. Non c'è …
Ciò che mi aveva spinto ad acquistare il libro era la promessa, accennata sul risvolto (a cui vi rimando per avere un'idea del contenuto), di trovarmi di fronte ad un romanzo molto particolare, fuori dagli schemi. Ebbene, la promessa è stata ampiamente mantenuta. Ammetto di aver affrontato la lettura in modo errato: cercando un filo conduttore, una trama, o anche solo degli indizi che rendessero conto delle intenzioni dell'autrice. Mi aspettavo insomma di capire dove si andava a parare, attendevo un evento risolutore o almeno un plot twist. E invece niente di tutto questo. Il romanzo è un accumulo di accadimenti, dialoghi, descrizioni senza apparente costrutto. Ci sono i personaggi, ma di molti di essi si dice che non siano mai esisti. Ci sono eventi che vengono descritti per poi essere travisati o negati nelle pagine che seguono. Anche i dialoghi sono sconclusionati, insensati, senza vere intenzioni comunicative. Non c'è nemmeno una vera e propria sequenza temporale. E allora, cosa è mai questo romanzo? Secondo me è un quadro. Un dipinto surrealista dai colori acidi che vuole rappresentare l'odierna società cinese (ma non solo). Un quadro che va visto nel suo insieme, facendo qualche passo indietro, in modo da cogliere meno i singoli dettagli quanto piuttosto l'impianto generale. Ecco allora che si capisce che si sta parlando di inquinamento, di cambiamenti climatici, di natura violentata, di dissesti idrogeologici, di epidemie, di inettitudine delle istituzioni. E infine anche di ignoranza e superficialità nel riconoscere ed affrontare questi temi. Sarà perché l'ho appena letto, ma questo romanzo mi ha fatto tornare alla mente "Picnic sul ciglio della strada" dei fratelli Strugatski. Nel caso del romanzo russo si trattava di una zona visitata dagli alieni, piena di anomalie nocive e pertanto interdetta agli uomini. Invece nel romanzo cinese la zona, cioè la strada di fango giallo, è incoscientemente frequentata dai suoi abitanti che in un continuo delirio onirico non si rendono conto della realtà in cui vivono.
Non anticiperò nulla sulla trama di questo romanzo. Personalmente ritengo di aver fatto bene a non leggere nessuna recensione che mi preparasse alla lettura perché pagina dopo pagina e capitolo dopo capitolo la sorpresa e la curiosità si alimentano a vicenda facendoci appassionare alle vicende dei protagonisti: una quadrigenerazionale famiglia americana. Scritto nel 2016, prima del Covid, il romanzo colloca la prima parte della storia nell'anno 2029. Si potrebbe quindi parlare di fantascienza distopica (fantapolitica? fantaeconomia? fantasociologia?). Letto però oggi, nel 2024, fa uno strano effetto perché lo scenario dipinto dall'autrice è tremendamente plausibile e pertanto terrificante. In realtà il tono è leggero e persino ironico. Molto godibile. Se vi capita, leggetelo.
Bella l'idea dei racconti autoconclusivi e al contempo interconessi. Su un palcoscenico comune, la torre-stato, vanno in scena sei storie che hanno forme e sapori differenti, ma un comune denominatore: una critica ironica alla società contemporanea e alle storture della politica. Lettura scorrevole e piacevole anche se a tratti il corso del racconto si sfalda un po', probabilmente a causa della traduzione che non riesce a rendere le convenzioni narrative della lingua coreana. (Quest'ultima osservazione è mia personale e non è supportata da alcuna conoscenza specifica. Prendetela come impressione di lettore).
Le sei storie interconnesse che compongono La Torre si svolgono in un grattacielo di 674 piani chiamato Beanstalk, uno Stato …
John Freeman, critico letterario e poeta, si è inventato questa particolarissima rivista che porta il suo nome. Freeman raccoglie autori da tutto il mondo e confeziona una raccolta di scritti diversissimi per genere, stile, contenuti. In questo numero, che risulta essere l'ultimo, il fil rouge sono le "conclusioni". Troviamo racconti (intimi, di fantascienza, autobiografici) aforismi, poesie, reportage, sketch, impressioni, tutti accomunati da qualcosa che si chiude e talora qualcos'altro che si apre. Ed è proprio questa eterogeneità che mi ha catturato e affascinato. Ogni scritto ha una forza sua propria che invita il lettore a soffermarsi per riflettere ed eventualmente interiorizzare quanto ogni singolo autore propone. Consigliatissimo per chi vuole trovare stimoli di riflessione sul senso del vivere.
Da sempre sono attratto e incuriosito dalla (apparente?) dicotomia tra scienza e fede, tra indagabile e inesprimibile. Temi che ora ritrovo in questo romanzo di fantascienza. Il quadro generale è presto tracciato: c'è una Zona, un ampio territorio, che a seguito di una Visita aliena presenta anomalie di ogni genere, perlopiù pericolose e nocive per l'uomo. Gli Stalker entrano ed escono dalla Zona trafugando oggetti dalle proprietà insolite, i più lasciandoci la pelle. Gli scienziati invece studiano i fenomeni e ipotizzano spiegazioni. Di fronte al mistero e all'inconosciuto quindi due atteggiamenti: uno più pragmatico e uno più speculativo. Nessuno dei quali atto a "spiegare" fino in fondo ciò che si ha di fronte. Detto ciò, dentro questo quadro si muovono personaggi e si intrecciano storie a creare uno dei più classici romanzi di fantascienza. La lettura è scorrevole e avvincente. A margine non si può non accennare al capolavoro cinematografico …
Da sempre sono attratto e incuriosito dalla (apparente?) dicotomia tra scienza e fede, tra indagabile e inesprimibile. Temi che ora ritrovo in questo romanzo di fantascienza. Il quadro generale è presto tracciato: c'è una Zona, un ampio territorio, che a seguito di una Visita aliena presenta anomalie di ogni genere, perlopiù pericolose e nocive per l'uomo. Gli Stalker entrano ed escono dalla Zona trafugando oggetti dalle proprietà insolite, i più lasciandoci la pelle. Gli scienziati invece studiano i fenomeni e ipotizzano spiegazioni. Di fronte al mistero e all'inconosciuto quindi due atteggiamenti: uno più pragmatico e uno più speculativo. Nessuno dei quali atto a "spiegare" fino in fondo ciò che si ha di fronte. Detto ciò, dentro questo quadro si muovono personaggi e si intrecciano storie a creare uno dei più classici romanzi di fantascienza. La lettura è scorrevole e avvincente. A margine non si può non accennare al capolavoro cinematografico che ne ha tratto Tarkovskij. Vidi il film tantissimi anni fa e dal vago ricordo che ne ho oserei dire che solo alcuni aspetti del romanzo sono finiti sulla pellicola.
Questo libretto, apparentemente innocuo, acquistato a metà prezzo dal Libraccio, mi ha riservato due sorprese. La prima: le pagine erano ancora chiuse e ho dovuto tagliarle una ad una. La seconda: l'argomento che sembrava futile, se non addirittura ridicolo, si è rivelato alquanto profondo e fonte di alcune interessanti scoperte e altrettante riflessioni. Ne cito solamente una. Riguarda una diversa interpretazione del famoso monologo di Amleto. Secondo questa idea il personaggio shakespeariano avrebbe dovuto reggere in mano non un teschio, bensì un uovo. In tal caso le sue parole non sarebbero tanto una riflessione sulla morte quanto piuttosto il dubbio se accettare o meno di sottostare alle finzioni imposte dal vivere alla corte reale (o anche dal vivere tout court). (Cito dal testo): «Per questo dico che con un uovo in mano, per non dire in tasca, la questione prenderebbe tutt'altra luce: perché non si dà il caso che un …
Questo libretto, apparentemente innocuo, acquistato a metà prezzo dal Libraccio, mi ha riservato due sorprese. La prima: le pagine erano ancora chiuse e ho dovuto tagliarle una ad una. La seconda: l'argomento che sembrava futile, se non addirittura ridicolo, si è rivelato alquanto profondo e fonte di alcune interessanti scoperte e altrettante riflessioni. Ne cito solamente una. Riguarda una diversa interpretazione del famoso monologo di Amleto. Secondo questa idea il personaggio shakespeariano avrebbe dovuto reggere in mano non un teschio, bensì un uovo. In tal caso le sue parole non sarebbero tanto una riflessione sulla morte quanto piuttosto il dubbio se accettare o meno di sottostare alle finzioni imposte dal vivere alla corte reale (o anche dal vivere tout court). (Cito dal testo): «Per questo dico che con un uovo in mano, per non dire in tasca, la questione prenderebbe tutt'altra luce: perché non si dà il caso che un uovo non sia quello che è. [...] Un uovo è un uovo. E dovunque lo metti, fa sentire prepotentemente la sua presenza. Ma nello stesso tempo un uovo non è mai quello che avrebbe dovuto essere, cioè se stesso, un pulcino. Così, almeno per quello che lo riguarda, l'uovo è e non è allo stesso tempo. Può recitare la sua parte essendo la perfetta rappresentazione di se stesso, sottraendosi però all'ignobile finzione spettacolare del sembrare». Insomma un libretto molto interessante, che per certi versi rinnega la collana cui appartiene, cioè la "Piccola Collana Di Letteratura Inutile" e per altri si configura esso stesso come simulacro e allusione a cioè che dentro vi si narra. Vale a dire un libro chiuso (le pagine da tagliare), e al contempo gustoso e nutriente. Come un uovo.
Non conoscevo Merritt. Comprai il libro fidandomi della collana di letteratura fantastica che già conoscevo. Non so cosa mi aspettassi, ma ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Si tratta di una storia che parte da un assunto fantascientifico, ma poi si sviluppa nell'ambito del fantastico. Più precisamente nel fantastico a tema mitologico. Non dirò nulla della trama (non potrei fare meglio di quanto riportato nel risvolto di copertina). Sottolineo però la qualità dei due saggi critici a corredo del volume che aiutano il lettore a meglio penetrare i temi espressi nel romanzo.
“Avevo immaginato una sorta di novella sul miracolo della rigenerazione e dell’eterna giovinezza… Immaginare, è dir poco. Per più giorni …
Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita …
Allacciate le cinture, si parte… verso nuovi mondi! Tra la sovrappopolazione mondiale, i cambiamenti climatici e la desertificazione incombente sulla …