Stefano Zanardi ha valutato Cortesie per gli ospiti: 3 stelle

Cortesie per gli ospiti di Ian McEwan
The Comfort of Strangers is a 1981 novel by British writer Ian McEwan. It is his second novel, and is …
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Nel 1798, in Alvernia, tre cacciatori catturarono un ragazzo cresciuto in solitudine nei boschi, qualche tempo più tardi il giovane …

Semplicemente non sono fatti l'una per l'altro: la linguista e logopedista proveniente da una famiglia borghese e Adam Czupek, l'artigiano, …

La casa di calle Santo Domingo, a Santiago del Cile, con i suoi tre limoni a nascondere la facciata, ha …

Un professore di etnolinguistica, Giuseppe Montefiori, da qualche tempo ha un’ossessione che non lo lascia dormire. Racconta ai suoi allievi …

Pubblicata postuma nel 1904, Sotto il monte è l’opera più strettamente letteraria di Aubrey Beardsley, il grande disegnatore e incisore …

In un tempo futuro la civiltà terrestre invia una nave stellare nello spazio. I sistemi della nave sono strutturati per …

In ogni testo di storia dell'architettura e dell'urbanistica Tony Garnier è giustamente considerato uno dei più importanti protagonisti della scena …
In questo testo, difficile da classificare, Pierre Klossowski prende spunto dalle molteplici versioni classiche del mito di Diana e Atteone per ricomporle in una trama del tutto personale, visionaria e perturbante. Non si limita a riproporre la leggenda, ma la smonta e la ricostruisce intrecciando desiderio, colpa e divinità in un gioco di rimandi filosofici e simbolici. La scrittura è densa, a volte ardua, ma proprio per questo affascinante: ci si trova sospesi tra erudizione e immaginazione, tra fedeltà al mito e radicale reinvenzione. Un valore aggiunto è dato da questa edizione di Franco Maria Ricci: un piccolo libro di grande pregio, impreziosito dalle immagini del mito dipinto da Parmigianino a Fontanellato, riprodotte su carta patinata e incollate alle pagine. Un oggetto raffinato, che trasforma la lettura in un’esperienza estetica completa, dove testo e immagine si rispecchiano e si potenziano a vicenda.
In questo testo, difficile da classificare, Pierre Klossowski prende spunto dalle molteplici versioni classiche del mito di Diana e Atteone per ricomporle in una trama del tutto personale, visionaria e perturbante. Non si limita a riproporre la leggenda, ma la smonta e la ricostruisce intrecciando desiderio, colpa e divinità in un gioco di rimandi filosofici e simbolici. La scrittura è densa, a volte ardua, ma proprio per questo affascinante: ci si trova sospesi tra erudizione e immaginazione, tra fedeltà al mito e radicale reinvenzione. Un valore aggiunto è dato da questa edizione di Franco Maria Ricci: un piccolo libro di grande pregio, impreziosito dalle immagini del mito dipinto da Parmigianino a Fontanellato, riprodotte su carta patinata e incollate alle pagine. Un oggetto raffinato, che trasforma la lettura in un’esperienza estetica completa, dove testo e immagine si rispecchiano e si potenziano a vicenda.
Qualcuno ha paragonato questi raccontini a Borges, Calvino e Bolaño. Effettivamente c'è qualcosa che li ricorda (Borges è addirittura citato un paio di volte) però ad un livello più leggero, con quel filo di ironia che depotenzia le creazioni fantastiche e rende le storie meno credibili, ma altrettanto godibili.
Qualcuno ha paragonato questi raccontini a Borges, Calvino e Bolaño. Effettivamente c'è qualcosa che li ricorda (Borges è addirittura citato un paio di volte) però ad un livello più leggero, con quel filo di ironia che depotenzia le creazioni fantastiche e rende le storie meno credibili, ma altrettanto godibili.

C’è una casa rosa in cima a una collina a metà tra Varese e la Svizzera, in cui sono nate …

In una giornata che sembra come le altre, il professor Marchegiani si trova catapultato in un vortice di eventi inspiegabili: …
Ci sono alieni e UFO, ma non è un libro di fantascienza. Ci sono i morti viventi, ma non è una storia horror. Ci sono la bella e la bestia, ma non è una fiaba. Ci sono veggenti, guardiani e luoghi incantati, ma non è un racconto fantasy. Ma allora cosa vuol essere questo romanzo? Mi sbilancio e dico che potrebbe essere un romanzo di formazione. La protagonista rivede le proprie convinzioni e la propria vita alla luce di tutta una serie di fatti "strani" o addirittura assurdi che le capitano quando ritorna al paese d'origine. Nel romanzo troviamo i temi cari a Banana Yoshimoto: la famiglia, l'amicizia, la morte, i disagio giovanile. Il tutto però è ambientato in un luogo surreale, ambiguo, sfuggevole. E la leggerezza della sua scrittura (sono tentato di dire "superficialità") non fa che confondere di più le cose. Se non vogliamo considerare questo scritto un …
Ci sono alieni e UFO, ma non è un libro di fantascienza. Ci sono i morti viventi, ma non è una storia horror. Ci sono la bella e la bestia, ma non è una fiaba. Ci sono veggenti, guardiani e luoghi incantati, ma non è un racconto fantasy. Ma allora cosa vuol essere questo romanzo? Mi sbilancio e dico che potrebbe essere un romanzo di formazione. La protagonista rivede le proprie convinzioni e la propria vita alla luce di tutta una serie di fatti "strani" o addirittura assurdi che le capitano quando ritorna al paese d'origine. Nel romanzo troviamo i temi cari a Banana Yoshimoto: la famiglia, l'amicizia, la morte, i disagio giovanile. Il tutto però è ambientato in un luogo surreale, ambiguo, sfuggevole. E la leggerezza della sua scrittura (sono tentato di dire "superficialità") non fa che confondere di più le cose. Se non vogliamo considerare questo scritto un polpettone pasticciato, bisogna supporre che l'autrice abbia volutamente utilizzato tutti quegli elementi surreali citati per simboleggiare in qualche modo la condizione disturbata della protagonista.
Ciò che mi aveva spinto ad acquistare il libro era la promessa, accennata sul risvolto (a cui vi rimando per avere un'idea del contenuto), di trovarmi di fronte ad un romanzo molto particolare, fuori dagli schemi. Ebbene, la promessa è stata ampiamente mantenuta. Ammetto di aver affrontato la lettura in modo errato: cercando un filo conduttore, una trama, o anche solo degli indizi che rendessero conto delle intenzioni dell'autrice. Mi aspettavo insomma di capire dove si andava a parare, attendevo un evento risolutore o almeno un plot twist. E invece niente di tutto questo. Il romanzo è un accumulo di accadimenti, dialoghi, descrizioni senza apparente costrutto. Ci sono i personaggi, ma di molti di essi si dice che non siano mai esisti. Ci sono eventi che vengono descritti per poi essere travisati o negati nelle pagine che seguono. Anche i dialoghi sono sconclusionati, insensati, senza vere intenzioni comunicative. Non c'è …
Ciò che mi aveva spinto ad acquistare il libro era la promessa, accennata sul risvolto (a cui vi rimando per avere un'idea del contenuto), di trovarmi di fronte ad un romanzo molto particolare, fuori dagli schemi. Ebbene, la promessa è stata ampiamente mantenuta. Ammetto di aver affrontato la lettura in modo errato: cercando un filo conduttore, una trama, o anche solo degli indizi che rendessero conto delle intenzioni dell'autrice. Mi aspettavo insomma di capire dove si andava a parare, attendevo un evento risolutore o almeno un plot twist. E invece niente di tutto questo. Il romanzo è un accumulo di accadimenti, dialoghi, descrizioni senza apparente costrutto. Ci sono i personaggi, ma di molti di essi si dice che non siano mai esisti. Ci sono eventi che vengono descritti per poi essere travisati o negati nelle pagine che seguono. Anche i dialoghi sono sconclusionati, insensati, senza vere intenzioni comunicative. Non c'è nemmeno una vera e propria sequenza temporale. E allora, cosa è mai questo romanzo? Secondo me è un quadro. Un dipinto surrealista dai colori acidi che vuole rappresentare l'odierna società cinese (ma non solo). Un quadro che va visto nel suo insieme, facendo qualche passo indietro, in modo da cogliere meno i singoli dettagli quanto piuttosto l'impianto generale. Ecco allora che si capisce che si sta parlando di inquinamento, di cambiamenti climatici, di natura violentata, di dissesti idrogeologici, di epidemie, di inettitudine delle istituzioni. E infine anche di ignoranza e superficialità nel riconoscere ed affrontare questi temi. Sarà perché l'ho appena letto, ma questo romanzo mi ha fatto tornare alla mente "Picnic sul ciglio della strada" dei fratelli Strugatski. Nel caso del romanzo russo si trattava di una zona visitata dagli alieni, piena di anomalie nocive e pertanto interdetta agli uomini. Invece nel romanzo cinese la zona, cioè la strada di fango giallo, è incoscientemente frequentata dai suoi abitanti che in un continuo delirio onirico non si rendono conto della realtà in cui vivono.