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The InnkKeeper

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"La forza di superare un divieto nasce tutta dal divieto stesso!"

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Libri di The InnkKeeper

Jean Giono: L'uomo che piantava gli alberi (Italian language)

Quei ruscelli avevano già portato dell'acqua, in tempi molto antichi. Alcuni dei tristi villaggi di cui ho parlato all'inizio del mio racconto sorgevano su siti di antichi villaggi gallo-romani di cui restavano ancora vestigia, nelle quali gli archeologi avevano scavato, trovando ami in posti dove nel ventesimo secolo di doveva far ricorso alle cisterne per avere un po' d'acqua.

L'uomo che piantava gli alberi di  (Pagina 31 - 32)

Menzione di ritrovamenti archeologici di zone sommerse, dove ora secco e solo lentamente torna umido con rimboschimento, paleoclima e archeologia della sostenibilità. Se si fossero cercate proprio informazioni su vegetazione antica, oltre a oggetti, si sarebbe probabilmente potuto arrivare a stessa conclusione di copertura arborea legata a concentramento delle acque; una traccia letteraria di un modo di fare e vedere archeologia di altri tempi e un insospettabile suggerimento dei contributi che può dare l'archeologia nel rinforzare policies di gestione della natura più sostenibili? Chissà poi la fonte per le frequentazioni gallo-picene, ma interessante il dedicarci un intero paragrafo, magari un interesse dell'autore legato anche alla dimensione "idilliaca" del passato (nonostante o proprio grazie alla convivenza schizofrenica nel suo immaginario del passato "bruto" presentato più avanti); anche uno spunto per la differenza tra "memoria d'uomo" e memoria naturale o rinvenibile tramite tracce documentarie di scavi...

Jean Giono: L'uomo che piantava gli alberi (Italian language)

Erano dei selvaggi, si odiavano, vivevano di caccia con le trappole; più o meno erano nello stato fisico e morale degli uomini preistorici.

L'uomo che piantava gli alberi di  (Pagina 37 - 38)

Menzione di supposto stato di natura bruta di "selvaggi" per abitanti locali rimasti, perché pochi e con pochi mezzi. Ancora una volta un immaginario derivato da "grand narratives" della socio-cultura contemporanea, a cui neppure un autore che la avversa profondamente sembra essere immune e anzi la dà per assunto per supportare l'immaginario di una sua narrativa.

Questa critica al passaggio si basa su contestazioni archeologiche e antropologiche suggerite da "The Dawn of Everything" ("L'alba di tutto") di Wengrow e Graeber.

Jean Giono: L'uomo che piantava gli alberi (Italian language)

Potente e lieve

Come lettura e messaggio. Così me l'aspettavo, avendolo messo sul comodino il giorno prima e leggendomelo tutto d'un fiato il giorno dopo. Tanto più per la coincidenza, cioè dopo essersi appena letto un articolo sul concetto e impatto psicologico dell'"Ecological Debt", raccontato e sviscerato con il parallelo letterario di Pip in "Grandi speranze" di Dickens. L'articolo in questione viene dal libro che ho in lettura sulla psicologia del cambiamento climatico "Engaging with Climate Change", che è una raccolta di saggi e scambio di riflessioni molto calate nel contesto socio-culturale attuale, curato da Sally Weintrobe.

Rilancio quindi tutt'e due come consigli di lettura, per chiunque pensi che la narrativa sia un importante veicolo per trattare questi temi!

P.S.: quello di Dickens non lo consiglio perché non l'ho ancora letto, è un tomo che mi guarda lì sullo scaffale da una decida d'anni ormai, e se prima non l'ho letto per il …

ha recensito Le comunanze picene di Joyce Lussu

Joyce Lussu: Le comunanze picene

"All'origine del mondo c'è un racconto..."

Ho poco da dire se non il consigliare di leggerlo, tanto più se si conoscono e amano (o anche odiano) le Marche, ma in generale per chiunque voglia fare riflessioni sui propri territori e le comunità che li vivono. Vorrei solo fare una citazione rimaneggiata, un "patchwork remix" che forse sarebbe piaciuto alla "Nonna delle Marche" o forse no, con suoi pezzi e parti dell'introduzione (tagliata ulteriormente per inserirla con le citazioni che ritenevo rilevanti):

«"All'origine del mondo c'è un racconto... la ricerca che ogni persona compie su se stessa, ed esprime attraverso segni, immagini, storie, nel tentativo di comprendere il significato della propria storia. Solo riconoscendo la rilevanza dell'esperienza personale si evita che il prensiero si perda in un empireo di processi mentali: il personale è il politico, purché lo si renda tale, ossia esperienza in mezzo alle esperienze, energia che si aggiunge alle scelte per il futuro... tutti …

Wu Ming 4: Difendere la Terra di Mezzo (Paperback, Italian language, 2023, Bompiani)

Avviso sul contenuto Citazione di una riflessione chiave sulla figura dello Hobbit in relazione con le persone e la storia presente

ha recensito Pedagogia Hacker di Carlo Milani

Carlo Milani, Davide Fant: Pedagogia Hacker (Paperback, Italian language, Elèuthera)

Questo non è l’ennesimo manuale per «usare bene» le tecnologie digitali, ma un concentrato di …

Nella direzione della convivialità...

Questo non è un libro (solo) per persone interessate all'informatica. Anzi. Penso non sia proprio quello il punto, e l'introduzione lo dice chiaramente. Leggete almeno quella, se non vi convinco io. Dopodiché posso solo promettervi che mantiene la parola data. Non aspettatevi però risposte o istruzioni miracolose da seguire, prendetelo come uno spunto esperienziale, un resoconto discorsivo e scorrevole che può farvi chi ha partecipato ad un laboratorio trasformativo e ogni tanto ve ne propone quale assaggio interattivo dandovi qualche dritta e riferimento da cercare e svolgere in autonomia. La sensazione che lascia è che la prossima volta sarebbe sicuramente meglio partecipare di persona, a un laboratorio simile. Ma intanto è stato interessante e puoi solo esprimere gratitudine per aver condiviso questo racconto, di un'esperienza della quale altrimenti tu -personalmente- in fondo non avresti pensato di avere bisogno. E invece ci vorrebbe proprio sai?

Personalmente vorrei "restituire" questo libro con …

ha risposto allo stato di caiofior

@caiofior anche a me è piaciuto molto, non saprei se il ritmo sia più deciso (dovrei rileggerlo!) ma sicuramente è diverso da Il Signore degli Anelli e ha un suo carattere personale. Per la morale mi sembra anche più esplicito sì, ma non si può dire che Tolkien non l'abbia messa nelle sue storie, pur se non in senso strettamente "moralistico" e anche in questo caso "diverso" e personalizzato -il che è un pregio a mio parere. A proposito consiglio la lettura di "Difendere la Terra di Mezzo" di Wu Ming 4 che parla anche del rapporto con il resto della letteratura fantastica precedente e successiva (e non solo)

ha recensito The Colour of Magic di Terry Pratchett (Discworld, #1)

Terry Pratchett: The Colour of Magic (Hardcover, 1989, Colin Smythe)

Terry Pratchett's profoundly irreverent novels are consistent number one bestsellers in England, where they have …

"Jerome K. Jerome meets The Lord of the Rings (with a touch of Peter Pan)"

That sentence was on the front cover of the edition I've read (although I usually despise comments places there apart from title/author) and it was quite on the spot for once: the style and irony of Jerome K. Jerome applied in an archetypal fantasy novel. Not sure about the Peter Pan's part of that comment, as I didn't read it yet, but I guess: Twoflower makes for it?

In any case, it was a very slow reading compared to the first one I've discovered from the Discworld saga ("Sourcery"), so the enthusiasm went a bit down and it's understandable I found it less appealing also given it's the first one -but I've liked it nonetheless as an absurd/whimsical reading! ;)