Visto prima l'adattamento -se vi è piaciuto- leggetevelo
5 stelle
Sicuramente diverso dal film, per uno che si impegna a "fruire" le opere originali prima degli adattamenti è un po' un'onta, ma qui devo ammettere che si capisce il calibro del materiale originale e allo stesso tempo si può apprezzare (sia artisticamente che narrativamente) il ricamo quasi ad "universo alternativo" del lungometraggio... sarebbe anche da contestualizzare, per chi arriva dal film, che la forma originaria del fumetto non era quella della graphic novel cartacea in blocco ma di vignette pubblicate sul web -anche questo dettaglio rischia di far mal giudicare l'originale partendo dall'adattamento con un budget da "blockbuster" (pur meritato e ben usato almeno)
Come lettura e messaggio.
Così me l'aspettavo, avendolo messo sul comodino il giorno prima e leggendomelo tutto d'un fiato il giorno dopo. Tanto più per la coincidenza, cioè dopo essersi appena letto un articolo sul concetto e impatto psicologico dell'"Ecological Debt", raccontato e sviscerato con il parallelo letterario di Pip in "Grandi speranze" di Dickens.
L'articolo in questione viene dal libro che ho in lettura sulla psicologia del cambiamento climatico "Engaging with Climate Change", che è una raccolta di saggi e scambio di riflessioni molto calate nel contesto socio-culturale attuale, curato da Sally Weintrobe.
Rilancio quindi tutt'e due come consigli di lettura, per chiunque pensi che la narrativa sia un importante veicolo per trattare questi temi!
P.S.: quello di Dickens non lo consiglio perché non l'ho ancora letto, è un tomo che mi guarda lì sullo scaffale da una decida d'anni ormai, e se prima non l'ho letto per il …
Come lettura e messaggio.
Così me l'aspettavo, avendolo messo sul comodino il giorno prima e leggendomelo tutto d'un fiato il giorno dopo. Tanto più per la coincidenza, cioè dopo essersi appena letto un articolo sul concetto e impatto psicologico dell'"Ecological Debt", raccontato e sviscerato con il parallelo letterario di Pip in "Grandi speranze" di Dickens.
L'articolo in questione viene dal libro che ho in lettura sulla psicologia del cambiamento climatico "Engaging with Climate Change", che è una raccolta di saggi e scambio di riflessioni molto calate nel contesto socio-culturale attuale, curato da Sally Weintrobe.
Rilancio quindi tutt'e due come consigli di lettura, per chiunque pensi che la narrativa sia un importante veicolo per trattare questi temi!
P.S.: quello di Dickens non lo consiglio perché non l'ho ancora letto, è un tomo che mi guarda lì sullo scaffale da una decida d'anni ormai, e se prima non l'ho letto per il trauma dello stile "angoscioso" riscontrato nel Canto di Natale ora è per gli spoiler fatti dall'articolo che non ho ancora intenzione di affrontarlo e aspetterò di dimenticarli...
Ho poco da dire se non il consigliare di leggerlo, tanto più se si conoscono e amano (o anche odiano) le Marche, ma in generale per chiunque voglia fare riflessioni sui propri territori e le comunità che li vivono.
Vorrei solo fare una citazione rimaneggiata, un "patchwork remix" che forse sarebbe piaciuto alla "Nonna delle Marche" o forse no, con suoi pezzi e parti dell'introduzione (tagliata ulteriormente per inserirla con le citazioni che ritenevo rilevanti):
«"All'origine del mondo c'è un racconto... la ricerca che ogni persona compie su se stessa, ed esprime attraverso segni, immagini, storie, nel tentativo di comprendere il significato della propria storia. Solo riconoscendo la rilevanza dell'esperienza personale si evita che il prensiero si perda in un empireo di processi mentali: il personale è il politico, purché lo si renda tale, ossia esperienza in mezzo alle esperienze, energia che si aggiunge alle scelte per il futuro... tutti …
Ho poco da dire se non il consigliare di leggerlo, tanto più se si conoscono e amano (o anche odiano) le Marche, ma in generale per chiunque voglia fare riflessioni sui propri territori e le comunità che li vivono.
Vorrei solo fare una citazione rimaneggiata, un "patchwork remix" che forse sarebbe piaciuto alla "Nonna delle Marche" o forse no, con suoi pezzi e parti dell'introduzione (tagliata ulteriormente per inserirla con le citazioni che ritenevo rilevanti):
«"All'origine del mondo c'è un racconto... la ricerca che ogni persona compie su se stessa, ed esprime attraverso segni, immagini, storie, nel tentativo di comprendere il significato della propria storia. Solo riconoscendo la rilevanza dell'esperienza personale si evita che il prensiero si perda in un empireo di processi mentali: il personale è il politico, purché lo si renda tale, ossia esperienza in mezzo alle esperienze, energia che si aggiunge alle scelte per il futuro... tutti facciamo storia... fare storia e immergersi nella realtà" sono aspetti inscindibili ed entrambi necessari di uno stesso processo...»
Questo non è l’ennesimo manuale per «usare bene» le tecnologie digitali, ma un concentrato di …
Nella direzione della convivialità...
4 stelle
Questo non è un libro (solo) per persone interessate all'informatica. Anzi.
Penso non sia proprio quello il punto, e l'introduzione lo dice chiaramente. Leggete almeno quella, se non vi convinco io. Dopodiché posso solo promettervi che mantiene la parola data.
Non aspettatevi però risposte o istruzioni miracolose da seguire, prendetelo come uno spunto esperienziale, un resoconto discorsivo e scorrevole che può farvi chi ha partecipato ad un laboratorio trasformativo e ogni tanto ve ne propone quale assaggio interattivo dandovi qualche dritta e riferimento da cercare e svolgere in autonomia.
La sensazione che lascia è che la prossima volta sarebbe sicuramente meglio partecipare di persona, a un laboratorio simile. Ma intanto è stato interessante e puoi solo esprimere gratitudine per aver condiviso questo racconto, di un'esperienza della quale altrimenti tu -personalmente- in fondo non avresti pensato di avere bisogno. E invece ci vorrebbe proprio sai?
Personalmente vorrei "restituire" questo libro con …
Questo non è un libro (solo) per persone interessate all'informatica. Anzi.
Penso non sia proprio quello il punto, e l'introduzione lo dice chiaramente. Leggete almeno quella, se non vi convinco io. Dopodiché posso solo promettervi che mantiene la parola data.
Non aspettatevi però risposte o istruzioni miracolose da seguire, prendetelo come uno spunto esperienziale, un resoconto discorsivo e scorrevole che può farvi chi ha partecipato ad un laboratorio trasformativo e ogni tanto ve ne propone quale assaggio interattivo dandovi qualche dritta e riferimento da cercare e svolgere in autonomia.
La sensazione che lascia è che la prossima volta sarebbe sicuramente meglio partecipare di persona, a un laboratorio simile. Ma intanto è stato interessante e puoi solo esprimere gratitudine per aver condiviso questo racconto, di un'esperienza della quale altrimenti tu -personalmente- in fondo non avresti pensato di avere bisogno. E invece ci vorrebbe proprio sai?
Personalmente vorrei "restituire" questo libro con le parole con le quali mi è stato presentato cioè: "Nella direzione della convivialità (spero)".
Penso sia azzeccato perché (anche) questo a fatto. Oltre a dare spunti preziosi da provare per me stesso e verso altre persone, ricorda l'importanza del processo e le sue possibilità di riuscita come di fallimento ugualmente generative, anche agli occhi di chi si è perso talmente tanto a capire e combattere giganti mulini a vento digitali fino a dimenticare quasi che "i mezzi devono giustificare il fine".
Perché quando qualcosa mi spiazza, anche se è inconcludente, comunque avrà avuto il valore di farmi fermare a pensare un attimo in più -e quel fine apparentemente vuoto è giustificato dai mezzi creativi e riflessivi che lo hanno accompagnato: anche da questo posso imparare a fare "hacking" al portale della mia coscienza (e spero così possano fare anche altre persone, insieme, nella direzione della convivialità).
Terry Pratchett's profoundly irreverent novels are consistent number one bestsellers in England, where they have …
"Jerome K. Jerome meets The Lord of the Rings (with a touch of Peter Pan)"
3 stelle
That sentence was on the front cover of the edition I've read (although I usually despise comments places there apart from title/author) and it was quite on the spot for once: the style and irony of Jerome K. Jerome applied in an archetypal fantasy novel.
Not sure about the Peter Pan's part of that comment, as I didn't read it yet, but I guess: Twoflower makes for it?
In any case, it was a very slow reading compared to the first one I've discovered from the Discworld saga ("Sourcery"), so the enthusiasm went a bit down and it's understandable I found it less appealing also given it's the first one -but I've liked it nonetheless as an absurd/whimsical reading! ;)
Dopo essere sfuggita alla Gilda degli Assassini, la giovane guerriera Dubhe deve liberarsi dalla maledizione …
Meglio del precedente -ma può/deve migliorare
3 stelle
Finito pure questo. Meno faticoso del primo volume, ma comunque sta iniziando a stancarmi un po' la ripetitività dei temi e in particolare dello sviluppo delle relazioni tra i personaggi...
Ora: capisco che uno dei punti di formazione del romanzo e profondità della saga è proprio quello, la riflessione sulla ciclicità e il contrasto con il quotidiano nel fantasy, però ecco non ci vedo poi un corpus filosofico così pretenzioso da giustificare una trama ridondante più delle volte. O forse sono io che (ormai) sopporto male gli strazi adolescenziali malcelati nei personaggi e che invece tanto hanno preso il pubblico giusto dell'età giusta all'epoca del boom della serie del Mondo Emerso.
Immagino che se ne fosse accorta anche l'autrice arrivata a oltre la metà della sua seconda trilogia e abbia, come spero di aver intravisto da alcuni dettagli, deciso di smarcare la protagonista dal fantasma della sua prima eroina e …
Finito pure questo. Meno faticoso del primo volume, ma comunque sta iniziando a stancarmi un po' la ripetitività dei temi e in particolare dello sviluppo delle relazioni tra i personaggi...
Ora: capisco che uno dei punti di formazione del romanzo e profondità della saga è proprio quello, la riflessione sulla ciclicità e il contrasto con il quotidiano nel fantasy, però ecco non ci vedo poi un corpus filosofico così pretenzioso da giustificare una trama ridondante più delle volte. O forse sono io che (ormai) sopporto male gli strazi adolescenziali malcelati nei personaggi e che invece tanto hanno preso il pubblico giusto dell'età giusta all'epoca del boom della serie del Mondo Emerso.
Immagino che se ne fosse accorta anche l'autrice arrivata a oltre la metà della sua seconda trilogia e abbia, come spero di aver intravisto da alcuni dettagli, deciso di smarcare la protagonista dal fantasma della sua prima eroina e farle fare scelte (almeno) diametralmente opposte.
Chissà. Vedrò quando iniziare l'ultimo volume, senza fretta.
A questo punto sono più curioso di capire se le "Leggende" saranno finalmente una trilogia dai presupposti diversi o se la Troisi si è adagiata ancora una volta allo stesso format "di successo" dalla prima all'ultima >_>
Dopo essere sfuggita alla Gilda degli Assassini, la giovane guerriera Dubhe deve liberarsi dalla maledizione …
Finito pure questo. Meno faticoso del primo volume, ma comunque sta iniziando a stancarmi un po' la ripetitività dei temi e in particolare dello sviluppo delle relazioni tra i personaggi...
Ora: capisco che uno dei punti di formazione del romanzo e profondità della saga è proprio quello, la riflessione sulla ciclicità e il contrasto con il quotidiano nel fantasy, però ecco non ci vedo poi un corpus filosofico così pretenzioso da giustificare una trama ridondante più delle volte. O forse sono io che (ormai) sopporto male gli strazi adolescenziali malcelati nei personaggi e che invece tanto hanno preso il pubblico giusto dell'età giusta all'epoca del boom della serie del Mondo Emerso.
Immagino che se ne fosse accorta anche l'autrice arrivata a oltre la metà della sua seconda trilogia e abbia, come spero di aver intravisto da alcuni dettagli, deciso di smarcare la protagonista dal fantasma della sua prima eroina e …
Finito pure questo. Meno faticoso del primo volume, ma comunque sta iniziando a stancarmi un po' la ripetitività dei temi e in particolare dello sviluppo delle relazioni tra i personaggi...
Ora: capisco che uno dei punti di formazione del romanzo e profondità della saga è proprio quello, la riflessione sulla ciclicità e il contrasto con il quotidiano nel fantasy, però ecco non ci vedo poi un corpus filosofico così pretenzioso da giustificare una trama ridondante più delle volte. O forse sono io che (ormai) sopporto male gli strazi adolescenziali malcelati nei personaggi e che invece tanto hanno preso il pubblico giusto dell'età giusta all'epoca del boom della serie del Mondo Emerso.
Immagino che se ne fosse accorta anche l'autrice arrivata a oltre la metà della sua seconda trilogia e abbia, come spero di aver intravisto da alcuni dettagli, deciso di smarcare la protagonista dal fantasma della sua prima eroina e farle fare scelte (almeno) diametralmente opposte.
Chissà. Vedrò quando iniziare l'ultimo volume, senza fretta.
A questo punto sono più curioso di capire se le "Leggende" saranno finalmente una trilogia dai presupposti diversi o se la Troisi si è adagiata ancora una volta allo stesso format "di successo" dalla prima all'ultima >_>
Two teenagers, a Greek Cypriot and a Turkish Cypriot, meet at a taverna on the …
Trovato grazie al Fediverso via reviewdb.app (un'istanza di NeoDB che è come BookWyrm ma che ha anche altri media narrativi per chi come me divora tutto :>): la recensione reviewdb.app/@WildWoila@reviewdb.app/posts/400397323712056112/ e la descrizione mi ridanno di must se non unicum con quei temi...
Tenere su un piedistallo nella piazza – centro della polis e dunque luogo politico per …
"It belongs in a museum" -ma...
5 stelle
"It belongs in a museum" -ma è una riflessione critica sul senso di musealizzare, contro l'essenzialismo vuoto, per una visione meno superficiale e retorica della cosiddetta "cancel culture"
Leggetevelo prima di saltare a conclusioni affrettate sul modo in cui sono state presentate le proteste che hanno portato dal semplice imbrattamento (senza danni) alla rimozione e/o alla ri-semantizzazione di statue e opere: è un dovuto commento storico e artistico sui fenomeni sociali e il loro contesto.
Tenere su un piedistallo nella piazza – centro della polis e dunque luogo politico per …
"It belongs in a museum" -ma è una riflessione critica sul senso di musealizzare, contro l'essenzialismo vuoto, per una visione meno superficiale e retorica della cosiddetta "cancel culture"
Il primo dei quattro romanzi basati sull’Avatar Kyoshi nella serie Cronache dell’Avatar. …
Un (buon) inizio inaspettato...
4 stelle
Lo consiglio a chi è piaciuta la serie ed era già entusiasta delle integrazioni dei fumetti: potreste ritrovarvi spiazzatə dalla differenza di media narrativo, ma ne vale la pena, e non ha troppe pretese letterarie quindi lo stile è abbastanza fluido come fosse un adattamento scenografico.
MA lo ammetto.
Pensavo di aver comprato un fumetto.
E l'ho comprato alla cieca perché quelli (i fumetti) precedenti sulla serie mi sono piaciuti tutti, integrando parti di storia lasciati fuori tra le Aang e Korra, quando questo mi era forse anche più interessando parlando di un'epoca ancora più lontana.
Solo dopo mi sono ricordato di una storia su Kyoshi, partita (forse) come fanfiction e poi canonizzata perché riconosciuta dagli autori della serie, che avevo scoperto per le critiche a netflix di adattare male la storia principale invece di prenderne una (come questa di Kyoshi) già in linea con lo stile 'crudo' della loro …
Lo consiglio a chi è piaciuta la serie ed era già entusiasta delle integrazioni dei fumetti: potreste ritrovarvi spiazzatə dalla differenza di media narrativo, ma ne vale la pena, e non ha troppe pretese letterarie quindi lo stile è abbastanza fluido come fosse un adattamento scenografico.
MA lo ammetto.
Pensavo di aver comprato un fumetto.
E l'ho comprato alla cieca perché quelli (i fumetti) precedenti sulla serie mi sono piaciuti tutti, integrando parti di storia lasciati fuori tra le Aang e Korra, quando questo mi era forse anche più interessando parlando di un'epoca ancora più lontana.
Solo dopo mi sono ricordato di una storia su Kyoshi, partita (forse) come fanfiction e poi canonizzata perché riconosciuta dagli autori della serie, che avevo scoperto per le critiche a netflix di adattare male la storia principale invece di prenderne una (come questa di Kyoshi) già in linea con lo stile 'crudo' della loro produzione.
Insomma: sono partito con la fiducia tradita e pregiudizi grossi.
E invece ne è valsa tutta la pena!
Storia ben fatta per questo primo volume, senso di sviluppo e profondità dei personaggi molto "alla Avatar", ampliamento del materiale originale non forzato e piacevole. Come paragone, dal punto di vista di lettore appassionato più che letterario, la sensazione è quella de "Il figli di Hurin" per "Il Signore degli Anelli": come un pezzo di storia del world-building precedente che prende vita, in modo meno epico del previsto e quasi familiare, nonostante faccia parte delle leggende nell'opera originale.
P.S.: se Tunué non pubblica il continuo o le cronache di Yangchen, sempre dello stesso autore, i prossimi volumi li leggerò in lingua originale sperando che la traduzione sia stata abbastanza simile!