ireneerre ha valutato Realismo Capitalista: 4 stelle
![Mark Fisher: Realismo Capitalista (Paperback, Italiano language, 2018, Nero Editions)](/images/covers/c9370575-72fd-4246-81dd-1cba80dfd2a1.jpeg)
Realismo Capitalista di Mark Fisher
È davvero più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo? E perché ci siamo ormai assuefatti …
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È davvero più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo? E perché ci siamo ormai assuefatti …
Mi ha scossa. Forse sono troppo coinvolta per farne una "recensione". Alla fine della lettura sono abitata da un senso di inadeguatezza che c'è sempre, ma oggi è quasi doloroso.
È un libro molto letterario, con una grande bellezza formale. E lei mi è molto vicina - studi simili, età simile, musica simile, è evidente che siamo abbonate alle newsletter, avremmo un sacco di argomenti di discussione.
Ma mi è molto lontana perché è una scrittrice, in questo tempo, in questo spazio. Il libro è letteratura non-fiction, un genere che è "giusto" per questo tempo, ma non mi piace. Durante la lettura sono stata continuamente divisa tra la bellezza della lettura e il pensiero "ma questo è un libro? sembra scritto per internet - un longform libro. bello eh ma - perché?".
E perché, su quali basi, con che diritto "recensisco" un'opera in cui non ho cittadinanza?
Straordinario McCarthy, straordinario, è veramente una spanna sopra tutti. Ha tutto: dialoghi cesellati, descrizioni così vivide da farti sentire i suoni e gli odori, personaggi completi che sono reali e archetipici insieme, uno stile che fa convivere realismo e poesia. Perché solo 4 stelle allora? Perché nell'ultima parte il romanzo si sfalda un po', coi monologhi sul Messico e la messicanità alla Artemio Cruz, gli inseguimenti cinematografici e un finale modesto.
La copertina dell'edizione originale rappresenta bene questo libro. Raccontato in prima persona (ricorda un po' La vita davanti a sé di Romain Gary) dal bambino che il padre costringe a diventare trafficante di migranti, divenuto un giovane uomo folle e filosofo, perso in un labirinto di traumi e violenza. Un po' troppa filosofia, un po' troppe lungaggini, un finale deludente, ma indubbiamente audace e interessante.
Bello anche questo, un po' meno di Scherzetto ma mi è piaciuto molto. I personaggi di Starnone pensano molto, sono convinti di essersi analizzati a fondo e di conoscersi bene, ma c'è sempre qualcosa che sfugge loro. La verità di sé stessi emerge solo nel rapporto con l'altro.
E mi piace molto l'indulgenza, l'assenza di cinismo e di cattiveria nei confronti delle debolezze e meschinità e torti vari dei suoi personaggi.
Mi è dispiaciuto un sacco per tutti loro.
È pur sempre lei, e ha dei bellissimi brani, ma non mi ha entusiasmata. C'è un uso spropositato di nondetti che ti fanno dubitare di aver colto tutto dei dialoghi (es. suocera dice una frase, lei commenta "nessuno prima mi si era rivolto così" - così COME? in modo premuroso? schietto? maleducato? materno? forse in originale le parole usate dalla suocera hanno una valenza precisa? colloquiale? regionale? si parla così ai bambini? WTF). La chiusura a frammenti indebolisce il romanzo. Ma forse il seguito compenserà.
Ha delle bellissime idee, ma non ce la fa a realizzarle davvero. Sceglie soluzioni facili, già viste. Ha talento, ma non ha uno studio dietro su cui costruire, sia nel disegno che nella scrittura. È come uno che cita Tommaso D'Aquino perché ha letto Il nome della rosa.
Un incanto e un orrore. Bello da 4 stelle, ma finisce troppo presto e chiude troppo bruscamente.
La parte finale, in cui cambiano protagonisti e ritmo, l'ho sentita stridere rispetto al resto, e il "ma questo è un'altra storia" con cui interrompe il racconto delle tante vite coinvolte nella storia non è giustificato in un libro così corto.
Dopo aver letto quel librone che è Vita di Mazzucco (lo accosto perché in entrambi l'autrice ricostruisce la storia perduta dei suoi famigliari), questo che pur aveva così tanto da dire mi ha lasciata insoddisfatta.
I libri di vignette finiscono troppo presto, e non danno la stessa soddisfazione del "vediamo cosa si è inventato questa volta". Ti assuefanno allo stile e al mondo dell'autore e ti tolgono la meraviglia. Tre stelle all'oggetto-libro, non al contenuto: Tom Gauld è un giovane genio, una gioia.
È un libro-mondo. Ne emergo incantata e sballottata, con una audace lista di letture, con la nostalgia per un viaggio che non ho mai fatto, con un accresciuto senso della storia e dello spazio che mi sta attorno.
Vita e Diamante arrivano in America nel 1909. ci sono tanti compaesani sulla nave, ma loro viaggiano insieme, da soli. lei ha 9 anni e a New York l'aspetta un padre che non le piace. lui ha 12 anni e ha un contratto con le ferrovie, ma perderà il passaggio e dovrà inventarsi altri modi per sopravvivere. nessuno ti aiuta, tutti cercano di fregarti; gli italiani benestanti schifano i loro connazionali poveri invece di aiutarli, nel quartiere italiano cresce la malavita, gli immigrati italiani sono derisi e sfruttati e isolati. Vita no, Vita è speciale, ha un dono, e dall'America ha imparato la speranza. Diamante invece ha solo Vita, ma non basta.
Diamante è il nonno di Melania Mazzucco, che, troppo tardi, ricostruisce la storia e la racconta.
Il libro ha la pecca di essere troppo lungo, ma la capisco, non saprei cosa togliere. C'è un sacco di storia per …
Vita e Diamante arrivano in America nel 1909. ci sono tanti compaesani sulla nave, ma loro viaggiano insieme, da soli. lei ha 9 anni e a New York l'aspetta un padre che non le piace. lui ha 12 anni e ha un contratto con le ferrovie, ma perderà il passaggio e dovrà inventarsi altri modi per sopravvivere. nessuno ti aiuta, tutti cercano di fregarti; gli italiani benestanti schifano i loro connazionali poveri invece di aiutarli, nel quartiere italiano cresce la malavita, gli immigrati italiani sono derisi e sfruttati e isolati. Vita no, Vita è speciale, ha un dono, e dall'America ha imparato la speranza. Diamante invece ha solo Vita, ma non basta.
Diamante è il nonno di Melania Mazzucco, che, troppo tardi, ricostruisce la storia e la racconta.
Il libro ha la pecca di essere troppo lungo, ma la capisco, non saprei cosa togliere. C'è un sacco di storia per fare le storie di due persone.
dopo quelli di Joe Sacco, tutti gli altri reportage a fumetti sembrano... non so, fumetti.
ho amato di più "Palestina", perché lì si mette in gioco (o in mezzo, meglio) più di quanto avessi mai letto, riuscendo ciò nonostante (proprio per questo, meglio) a non essere mai incentrato su di sé bensì sempre sulle persone che incontra, sulla loro irriducibile umana unicità.
qui c'è orrore senza fine, arriva lentamente e colpisce molto a fondo.
Tre e mezzo, perché parte lentamente ma poi non te ne puoi staccare. Si parla di conflitti: tra ricchi e poveri, tra figli e genitori, conflitti politici e coniugali, il tutto dentro una piccola comunità molto molto inglese. Brava. Oh, si piange.