Harry Potter and the Prisoner of Azkaban is a fantasy novel written by British author …
Review of 'Harry Potter e il prigioniero di Azkaban' on 'Goodreads'
4 stelle
Terzo episodio della lettura ad alta voce tra me e mio figlio. Di quelli letti sinora, è quello che abbiamo trovato più avvincente anche se, almeno a mio parere, non secondo mio figlio, a tratti le parentele e le alleanze si ingarbugliano davvero un sacco.
Throughout the summer holidays after his first year at Hogwarts School of …
Review of 'Harry Potter e la camera dei segreti' on 'Goodreads'
3 stelle
Harry ad alta voce (almeno per noi)
Anche questo secondo volume della saga di Harry Potter fa parte del nostro personale, famigliare, ciclo di lettura ad alta voce, tra mio figlio e me. La storia è sempre appassionante e divertente e, mi pare, si basi su alcune ripetizioni - anche questo libro inizia con i Dursley che tormentano il povero Harry - qualche evoluzione - tipo personaggi antipatici che si rivelano non solo antiparitici - e qualche effetto sorpresa.
Rowling è evidentemente bravissima a mescolare tutto ciò, come testimoniano i dati a suo favore. Sono molto curioso di procedere e vedere che accade, nei libri che seguiranno. Peraltro, una fonte fidata mi dice che il terzo, Il prigioniero di Azkaban, è il più bello di tutta la serie.
In ogni caso, per me l'aspetto più interessante della lettura è proprio quella di farla insieme a mio figlio, con cui …
Harry ad alta voce (almeno per noi)
Anche questo secondo volume della saga di Harry Potter fa parte del nostro personale, famigliare, ciclo di lettura ad alta voce, tra mio figlio e me. La storia è sempre appassionante e divertente e, mi pare, si basi su alcune ripetizioni - anche questo libro inizia con i Dursley che tormentano il povero Harry - qualche evoluzione - tipo personaggi antipatici che si rivelano non solo antiparitici - e qualche effetto sorpresa.
Rowling è evidentemente bravissima a mescolare tutto ciò, come testimoniano i dati a suo favore. Sono molto curioso di procedere e vedere che accade, nei libri che seguiranno. Peraltro, una fonte fidata mi dice che il terzo, Il prigioniero di Azkaban, è il più bello di tutta la serie.
In ogni caso, per me l'aspetto più interessante della lettura è proprio quella di farla insieme a mio figlio, con cui condivido impressioni, idee, cose piaciute e cose piaciute meno, nonché di vedere il corrispondente film, alla fine di ogni volume, così da trovare le differenze e provare a spiegarcele.
In un attimo, Victoria Mas mi ha trasportato in una Parigi di fine '800 molto particolare. Una Parigi diversa da quella che piace ricordare, quella abitata da donne emarginate. Donne alienate, cioè che in teoria avrebbero una qualche patologia a livello mentale, neurologico, ma che spesso sono state rinchiuse perché davano fastidio a qualche uomo o perché qualche uomo ha abusato di loro.
Queste donne, tra cui molte ragazze, animano un mondo dove ancora dominano gli uomini, ma riescono comunque a creare un proprio ambiente in cui si sentono protette, a casa. Al di là di come le cose vanno all'una o all'altra protagonista, non è una storia di speranza, Il ballo delle pazze. È una storia dura, tragica, potrebbe essere una specie di Ragazze interrotte ambientato un secolo prima (ma i riferimenti cinematografici è meglio che li lascio a @orsodimondo).
Eppure è una …
Il bello delle pazze
In un attimo, Victoria Mas mi ha trasportato in una Parigi di fine '800 molto particolare. Una Parigi diversa da quella che piace ricordare, quella abitata da donne emarginate. Donne alienate, cioè che in teoria avrebbero una qualche patologia a livello mentale, neurologico, ma che spesso sono state rinchiuse perché davano fastidio a qualche uomo o perché qualche uomo ha abusato di loro.
Queste donne, tra cui molte ragazze, animano un mondo dove ancora dominano gli uomini, ma riescono comunque a creare un proprio ambiente in cui si sentono protette, a casa. Al di là di come le cose vanno all'una o all'altra protagonista, non è una storia di speranza, Il ballo delle pazze. È una storia dura, tragica, potrebbe essere una specie di Ragazze interrotte ambientato un secolo prima (ma i riferimenti cinematografici è meglio che li lascio a @orsodimondo).
Eppure è una storia magica che, a suo modo, riesce a far sognare e innamorare di queste donne, internate solo perché qualcuno voleva togliersele dai piedi.
Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e …
Review of 'Harry Potter e la pietra filosofale' on 'Goodreads'
3 stelle
Gara a punti
Con mio figlio ne abbiamo fatto un episodio di 'ad alta voce', per citare il programma di Radio3 dedicato ai classici letti da attrici e attori professionisti. La curiosità per questo libro dall'enorme successo era alta e, in linea di massima, posso dire di essere soddisfatto.
Mi sa che questo è un libro in cui più di altri è importante la partecipazione del lettore. La trama scorre e non mancano i colpi di scena, d'accordo, ma senza esagerare. Credo che a fare la differenza siano tutte le ambientazioni, in un'Inghilterra dove convivono maghi, streghe e persone comuni, una Londra magica parallela a quella reale, un college che ci s'immagina simile a qualunque altro famoso centro del sapere britannico.
E come si costruiscono questi ambienti nella testa di chi legge, a mio parere, può fare la differenza in favore del racconto (cosa che mi sembra sia accaduta parecchio, …
Gara a punti
Con mio figlio ne abbiamo fatto un episodio di 'ad alta voce', per citare il programma di Radio3 dedicato ai classici letti da attrici e attori professionisti. La curiosità per questo libro dall'enorme successo era alta e, in linea di massima, posso dire di essere soddisfatto.
Mi sa che questo è un libro in cui più di altri è importante la partecipazione del lettore. La trama scorre e non mancano i colpi di scena, d'accordo, ma senza esagerare. Credo che a fare la differenza siano tutte le ambientazioni, in un'Inghilterra dove convivono maghi, streghe e persone comuni, una Londra magica parallela a quella reale, un college che ci s'immagina simile a qualunque altro famoso centro del sapere britannico.
E come si costruiscono questi ambienti nella testa di chi legge, a mio parere, può fare la differenza in favore del racconto (cosa che mi sembra sia accaduta parecchio, in giro per il mondo). Per quanto riguarda mio figlio e me, potremmo dire che siamo all'inizio di un percorso. Esattamente come la competizione a punti tra le casate di Hogwarts, ora passeremo al film e, se il punteggio resta alto, anche ai libri successivi.
"This generously annotated updated edition of Coriolanus provides a thorough reconsideration of Shakespeare's remarkable, and …
Review of 'Tragedy of Coriolanus' on 'Goodreads'
4 stelle
Fedora
È il racconto della realizzazione di un film di Bill Wilder - Fedora, appunto - visto dagli occhi di un'assistente per caso. È un Jonathan Coe strano, inedito, mi verrebbe da dire difficilmente riconoscibile (almeno per me, pensando alle sue opere che ho letto... ho appena scoperto di averli letti tutti, i suoi romanzi).
L'ho trovato molto piacevole. Sia nel costruire il personaggio fittizio che usa come voce narrante, sia nel ricostruire le atmosfere che circondavano la produzione di un film, nella seconda metà del secolo scorso. Sia nel delineare le figure di Bill Wilder e Iz Diamond.
Review of 'International System and the International Politic' on 'Goodreads'
4 stelle
Avventure di un tipo curioso
«Ma l'ha scritta lui?», mi ha chiesto più di una persona tra quelle a cui ho detto che stavo leggendo l'autobiografia di Bruce Dickinson. Sì, l'ha scritta lui, non ha snocciolato un po' di aneddoti a qualche giornalista o scrittore che poi ci ha romanzato sopra. La cosa non è sorprendente: magari c'è chi pensa agli Iron Maiden come a dei fracassoni e basta, ma chi ne conosce i testi sa che chi li ha scritti è un grande appassionato di letteratura. Non che essere grandi lettori significhi anche saper scrivere, in ogni caso Dickinson non è alla prima opera. Ha già scritto romanzi, opere per teatro, la sceneggiatura di un film e altro ancora.
A cosa serve questo pulsante? mi ha fatto pensare a una biografia di tipo scientifico, perché è il racconto di una grande voglia di sperimentare. Dickinson prova un sacco di …
Avventure di un tipo curioso
«Ma l'ha scritta lui?», mi ha chiesto più di una persona tra quelle a cui ho detto che stavo leggendo l'autobiografia di Bruce Dickinson. Sì, l'ha scritta lui, non ha snocciolato un po' di aneddoti a qualche giornalista o scrittore che poi ci ha romanzato sopra. La cosa non è sorprendente: magari c'è chi pensa agli Iron Maiden come a dei fracassoni e basta, ma chi ne conosce i testi sa che chi li ha scritti è un grande appassionato di letteratura. Non che essere grandi lettori significhi anche saper scrivere, in ogni caso Dickinson non è alla prima opera. Ha già scritto romanzi, opere per teatro, la sceneggiatura di un film e altro ancora.
A cosa serve questo pulsante? mi ha fatto pensare a una biografia di tipo scientifico, perché è il racconto di una grande voglia di sperimentare. Dickinson prova un sacco di cose, nella sua vita, inclusa la scherma - diventa un atleta di livello nazionale - e la guida di aeroplani piccoli, grandi e d'epoca. Qualcosa lo incuriosisce e prova a metterci le mani. A cosa serve questo pulsante, appunto.
Eccezion fatta per un po' di racconti d'infanzia, i riferimenti alla vita più intima e privata sono scarsi: non parla di mogli e famiglia (e alla fine spiega anche perché). Inoltre, «Molti aneddoti divertenti non sono sopravvissuti ai tagli, semplicemente perché non si inserivano nel flusso narrativo», dichiarazione saggia che dovrebbe fare propria chiunque scriva qualsiasi cosa, dai romanzi alla trama di un gioco.
Detto questo, le battute che - almeno me - fanno ridere molto ci sono («Se fare i provini ai discepoli era stato come farli ai chitarristi, non mi meraviglio che Gesù fosse asceso in cielo»).
Bruce Dickinson è uno dei più famosi, affermati e celebrati cantanti viventi, ma nella sua biografia ciò non viene fuori granché. Non ci sono autocelebrazioni e nemmeno riferimenti a momenti di grande gloria e premiazioni varie. Prevale il tono dissacrante, autoironico. Dickinson non si prende mai troppo sul serio e anche questa mi sembra una buona lezione, per chi vuol scrivere (e non solo per chi vuole scrivere, direi).
Nota per i fan scatenati degli Iron Maiden: sì, parla del suo lavoro insieme al gruppo, della nascita dei dischi e di alcuni confronti con gli altri membri della band, in modo aperto. Ci sono due o tre cose, in tutto il libro che mi han fatto chiedere "Oh, ma quando Steve Harris ha letto 'sta roba, come l'ha presa?". Ma sono due o tre cose, niente più: non ci sono particolari rivelazioni scandalose sul passato di un gruppo che, secondo il racconto del suo cantante, passava la maggior parte del tempo a lavorare. Non è sempre detto che la vita dei rockers sia un insieme di sregolatezze.
One of the books that 'everybody should read', this was named the '2nd greatest novel …
Review of 'The great Gatsby' on 'Goodreads'
4 stelle
Il vestito rosa
Mi rimane in mente l'immagine di J. Gatsby elegante, bello nel suo vestito rosa, che si porta in giro la sua calma inquietudine, che spende un sacco di soldi per circondarsi di un mare di persone, quando gliene interesserebbe solo una. È un grande classico e non è che io abbia qualcosa di originale da dire, soprattutto dopo aver letto la splendida recensione di Orsodimondo.
Posso dire che mi ha sorpreso: una storia di grandi feste, grande casa, grande città, grandi spazi, grandi affari - più o meno loschi - grande Gatsby. Ma una storia bellissima che, alla fine, mi lascia soprattutto due sentimenti, grandi anche loro: amore e disperazione.
La recensione di Orsodimondo, che dice cose molto più interessanti e utili, è qui:
Review of 'La ragazza nella nebbia' on 'Goodreads'
2 stelle
Questo è il primo libro che abbia 'letto' in versione audio. Ascolto molti podcast e trasmissioni disponibili su Rai Play Radio, ma ancora non mi era accaduto di ascoltare un libro. Esperienza interessante, senz'altro, ma non ho l'ansia di ripeterla presto. Il romanzo mi chiede un trasporto che non riesco a garantire, facendo altre cose (lavori manuali, sia chiaro). Certo la lettura - il narratore è Alberto Angrisano - mi è piaciuta moltissimo.
In quanto al romanzo, l'ho apprezzato, senza particolare entusiasmo enfasi. È il secondo che leggo, di Carrisi. Il primo era "Il maestro delle ombre", che mi era piaciuto di più, forse anche per l'ambientazione in una Roma colpita dal blackout. Qui, ne "La ragazza nella nebbia", il tutto si svolge in un paesino di montagna, in cui però non mi sono sentito molto immerso.
L'effetto 'vado avanti perché sono preso e voglio sapere cosa succede dopo' c'è, …
Questo è il primo libro che abbia 'letto' in versione audio. Ascolto molti podcast e trasmissioni disponibili su Rai Play Radio, ma ancora non mi era accaduto di ascoltare un libro. Esperienza interessante, senz'altro, ma non ho l'ansia di ripeterla presto. Il romanzo mi chiede un trasporto che non riesco a garantire, facendo altre cose (lavori manuali, sia chiaro). Certo la lettura - il narratore è Alberto Angrisano - mi è piaciuta moltissimo.
In quanto al romanzo, l'ho apprezzato, senza particolare entusiasmo enfasi. È il secondo che leggo, di Carrisi. Il primo era "Il maestro delle ombre", che mi era piaciuto di più, forse anche per l'ambientazione in una Roma colpita dal blackout. Qui, ne "La ragazza nella nebbia", il tutto si svolge in un paesino di montagna, in cui però non mi sono sentito molto immerso.
L'effetto 'vado avanti perché sono preso e voglio sapere cosa succede dopo' c'è, mi ha preso in più occasioni. Ma quando provo una sensazione del genere alzo le aspettative sul finale e, in questo caso, il finale mi ha deluso abbastanza. (less)
Trama un po' più complicata di quelle a cui Bussi mi ha abituato. Ci ho messo un po' a raccapezzarmi con i vari personaggi che a poco a poco compaiono sulla scena. L'ho trovato piacevole, non particolarmente incalzante, ma coinvolgente.
Lo sfondo è una storia d'amore, non proprio normale, dove per 'normale' intendo il suo significato originale, cioè quello statistico (anche se qualche sconsiderato ancora oggi trasporta il concetto di 'normale' in campo etico e morale).
Sulle peculiarità di questa relazione, Hornby a mio avviso gioca benissimo, tirando fuori una storia che mi ha coinvolto, divertito, intrattenuto. I personaggi sono interessanti, le situazioni che vivono coinvolgenti, prevale il racconto e non l'introspezione (nulla contro i monologhi introspettivi, a parte non mi piacciono...).
A parte i libri in cui parla di musica, credo di aver letto tutto, di Hornby, e questo lo colloco tra i migliori.
Penso di avere un rapporto anomalo, con i libri di Sando Veronesi (anomalo in senso strettamente statistico). I suoi di maggiore successo mi piacciono proprio poco. Ho letto 'Colibrì' con grande fatica, a tratti, lo confesso, con un senso di fastidio. Qualche mese dopo che l'ho finito, ecco che vince lo Strega. Esattamente la replica di 'Caos calmo', che non mi era piaciuto, ma proprio per niente.
Ora prendo in mano quello che è il seguito di 'Caos calmo' - senza saperlo - e lo trovo bello, appassionante, coinvolgente, capace di mescolare, dosando bene, riflessioni e azioni. Una trama che mi è piaciuta molto, un alternarsi di personaggi intriganti, e un racconto di relazioni che mi hanno coinvolto parecchio.
Seymour Levov è un ricco americano di successo: al liceo lo chiamano «lo Svedese». Ciò …
Review of 'Pastorale americana' on 'Goodreads'
3 stelle
Ho fatto un esperimento un po' bizzarro, con questo libro. Ogni volta che finivo un capitolo, mi fermavo per un po' di giorni, e leggevo altro. Le ultime cento pagine, invece, le ho lette senza interruzioni. Non saprei dire com'è andato l'esperimento - diciamo che non lo rifarò presto - in quanto al libro, mi è piaciuto senza però particolari entusiasmi.
Sicuramente mi ha un po' condizionato la difficoltà a ricostruire i piani narrativi - chi sta parlando e a chi? - ma è certo un limite mio. Ho trovato poi alcune fasi eccessivamente lente (tipo una festa che dura un sacco). Però è certo una grande storia, questa dello svedese, e mi fa piacere averlo letta.
Review of 'La matematica è politica' on 'Goodreads'
4 stelle
«Sono sempre stata insofferente al principio di autorità, mai alla regola». E la matematica è il regno delle regole, che non sono immutabili, che evolvono a seconda di quello che si capisce, degli errori che si fanno, dei punti di vista che si aggiungono. Esattamente come dovrebbe essere per la democrazia.
È una perla, questo breve libro di Chiara Valerio. La scrittrice non dice mai che noi italiani siamo un popolo di ignoranti, in matematica (mi permetto di dirlo io) ma dice che la matematica è una disciplina intesa come minore. Ci possiamo autodenunciare come incompetenti, in matematica, senza alcuna vergogna, anzi, contando di suscitare un po' di simpatia.
E questo è un problema serio, non solo per la qualità della nostra cultura in generale ma anche per la democrazia in cui, a fatica, proviamo a vivere. Un problema che ha origini lontane: illustri e influenti personalità, come Croce e …
«Sono sempre stata insofferente al principio di autorità, mai alla regola». E la matematica è il regno delle regole, che non sono immutabili, che evolvono a seconda di quello che si capisce, degli errori che si fanno, dei punti di vista che si aggiungono. Esattamente come dovrebbe essere per la democrazia.
È una perla, questo breve libro di Chiara Valerio. La scrittrice non dice mai che noi italiani siamo un popolo di ignoranti, in matematica (mi permetto di dirlo io) ma dice che la matematica è una disciplina intesa come minore. Ci possiamo autodenunciare come incompetenti, in matematica, senza alcuna vergogna, anzi, contando di suscitare un po' di simpatia.
E questo è un problema serio, non solo per la qualità della nostra cultura in generale ma anche per la democrazia in cui, a fatica, proviamo a vivere. Un problema che ha origini lontane: illustri e influenti personalità, come Croce e Gentile, di scienza forse capivano poco, certo la disprezzavano. C'erano anche personaggi di prim'ordine, nella matematica italiana, come Federigo Enriques. Ma, ricorda Valerio, «la riforma della scuola la firma Gentile e non Enriques, e addio centralità delle scienze esatte nello sviluppo culturale dell'Italia».
Se proprio devo trovare qualcosa che non mi è piaciuto, in questo libro, sono i riferimenti ad alcuni fatti di attualità. Ma questo perché il libro vola molto alto e così il citare alcuni passaggi di personaggi che - almeno spero io - dimenticheremo presto, a me stona, rispetto invece al ruolo che la matematica potrà svolgere sempre nello sviluppo delle nostre società.
«Vorrei confessare che non sono più in grado di risolvere un'equazione differenziale, di svolgere un integrale e credo avrei anche difficoltà con i problemi classici di geometria piana, ma vorrei chiarire che tutte queste cose e altre più indicibili, sono state il mio pane per molti anni». Poco tempo fa ho ripreso in mano la mia tesi - in meccanica quantistica - e non ci ho capito granché. Insomma, mi sono ben immedesimato :)
Niven immagina gli Stati Uniti tra qualche anno. Immagina che la frangia più estrema e reazionaria tra i supporter di Trump sia diventata larga maggioranza, in tutto il paese. In questo contesto ambienta la sua storia, che a me fa venire in mente a tratti Breaking Bad, a tratti Kill Bill. Non azzardo a dire che si tratti di scopiazzature, però neppure mi sembra che alcune trovate siano particolarmente originali.
«La lista degli stronzi» mi sembra soprattutto un libro di denuncia su quello che potrebbero diventare gli Stati Uniti, se le cose andassero nel peggiore dei modi possibili. Ma anche così mi pare un libro debole, perché i cattivi sono davvero delle macchiette (che poi ne esistano davvero, di personaggi così, non ne dubito: ho appena letto che moglie e marito che hanno puntato la pistola e il fucile di fronte a dei manifestanti colpevoli di passare davanti a casa …
Niven immagina gli Stati Uniti tra qualche anno. Immagina che la frangia più estrema e reazionaria tra i supporter di Trump sia diventata larga maggioranza, in tutto il paese. In questo contesto ambienta la sua storia, che a me fa venire in mente a tratti Breaking Bad, a tratti Kill Bill. Non azzardo a dire che si tratti di scopiazzature, però neppure mi sembra che alcune trovate siano particolarmente originali.
«La lista degli stronzi» mi sembra soprattutto un libro di denuncia su quello che potrebbero diventare gli Stati Uniti, se le cose andassero nel peggiore dei modi possibili. Ma anche così mi pare un libro debole, perché i cattivi sono davvero delle macchiette (che poi ne esistano davvero, di personaggi così, non ne dubito: ho appena letto che moglie e marito che hanno puntato la pistola e il fucile di fronte a dei manifestanti colpevoli di passare davanti a casa loro, saranno ospiti della convention repubblicana per le elezioni presidenziali).
Ma comunque, la storia, la narrazione, a mio parere, è molto debole. Inoltre, non ci ritrovo mai l'ironia, lo spirito, la genialità degli altri libri di John Niven, a partire da «A volte ritorno», che pure degli Stati Uniti d'America di oggi parla eccome.
Che dire? È una lettura divertente, molto. È il secondo libro della serie, in cui ho ritrovato le protagoniste della prima. Le vicende, però, sono un po' più spostate su Eva, come si capisce dal sottotitolo, la romanissima titolare del negozio di profumi.
Come il primo, l'ho letto in un giorno, perché scorre via, nell'attesa di vedere i cattivi che si prendono le botte che si meritano. Ho già per le mani il terzo, dedicato a Sara.