Damiana Atzeni ha iniziato a leggere Cress di Marissa Meyer

Cress di Marissa Meyer
Cinder and Captain Thorne are fugitives on the run, now with Scarlet and Wolf in tow. Together, they're plotting to …
In trasloco da Goodreads, dove avevo lo status di librarian. Ora esploro il Fediverso libresco, vediamo un po' come va...
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Completato! Damiana Atzeni ha letto 29 di 26 libri.

Cinder and Captain Thorne are fugitives on the run, now with Scarlet and Wolf in tow. Together, they're plotting to …

Princess Winter is admired by the Lunar people for her grace and kindness, and despite the scars that mar her …

Cinder and Captain Thorne are fugitives on the run, now with Scarlet and Wolf in tow. Together, they're plotting to …

L'inverno si avvicina. Stremati, Geralt e i suoi compagni sono costretti a fermarsi a Toussaint, un piccolissimo regno d'incredibile bellezza, …
Ho conosciuto la Saga dello strigo Geralt quasi per caso, a differenza di chi l’ha conosciuto tramite il videogioco The Witcher o la serie televisiva di Netflix. Amo il fantasy, è il mio genere preferito, ma questi libri sono piuttosto particolari. La saga inizia non con i canonici romanzi, ma con due serie di racconti, pubblicati in Polonia su alcune riviste specializzate. Il primo libro inizia con il nostro protagonista (un umano mutato geneticamente da bambino, capace di uccidere mostri e realizzare incantesimi) convalescente nel tempo della dea Melitele, gestito da Madre Nenneke. Da qui si dipanano tutta una serie di racconti dove le vicende sono interessanti (alcune sono riprese da fiabe che conosciamo anche noi), ma i personaggi non sono approfonditi e gli ambienti sono abbozzati. Il secondo libro procede sulla stessa linea del secondo ma le storie sono più scorrevoli da leggere, i racconti non hanno lo scarto …
Ho conosciuto la Saga dello strigo Geralt quasi per caso, a differenza di chi l’ha conosciuto tramite il videogioco The Witcher o la serie televisiva di Netflix. Amo il fantasy, è il mio genere preferito, ma questi libri sono piuttosto particolari. La saga inizia non con i canonici romanzi, ma con due serie di racconti, pubblicati in Polonia su alcune riviste specializzate. Il primo libro inizia con il nostro protagonista (un umano mutato geneticamente da bambino, capace di uccidere mostri e realizzare incantesimi) convalescente nel tempo della dea Melitele, gestito da Madre Nenneke. Da qui si dipanano tutta una serie di racconti dove le vicende sono interessanti (alcune sono riprese da fiabe che conosciamo anche noi), ma i personaggi non sono approfonditi e gli ambienti sono abbozzati. Il secondo libro procede sulla stessa linea del secondo ma le storie sono più scorrevoli da leggere, i racconti non hanno lo scarto temporale che rendevano più difficoltosa la lettura del primo volume. In questi due libri si conoscono alcuni dei personaggi principali e, soprattutto, si capiscono alcuni dei legami che saranno fondamentali nei romanzi: Geralt insieme a Yennefer, a Calanthe e, sopratutto, a Ciri, la Bambina Sorpresa, la Figlia del Sangue Antico. Il primo romanzo si apre con un riepilogo dei fatti raccontati nei due libri di racconti per poi proseguire con l’azione vera e propria, dove i personaggi sono delineati meglio e si delinea meglio lo sfondo con la guerra tra le razze e una profezia che parla di una catastrofe imminente. Il secondo romanzo delinea quali sono gli schieramenti dei vari personaggi nei confronti della guerra imminente, si prende maggiore confidenza con il mondo dove vive Geralt e a conoscere meglio tutti i suoi personaggi. Si inizia ad affezionarcisi e a sentirsi parte delle loro avventure. Il terzo romanzo parte con l’inserimento di alcuni nuovi personaggi che saranno determinanti nella ricerca della giovane Ciri: soprattutto Milva e Regis il vampiro saranno di grande aiuto per un Geralt sempre più ansioso di liberare la ragazzina che gli è stata predestinata ma decisamente sottotono. È stato forse il libro dove ho faticato di più, in cui la noia si è fatta sentire più di una volta. Si è ripreso solo alla fine, quando Ciri, per salvarsi dai suoi inseguitori, è entrata nella Torre della Rondine che dà il titolo al libro. Il quarto (e per ora ultimo) romanzo è l'epilogo di tutto, della guerra che ha imperversato per buona parte del romanzo (e che per buoni tratti mi ha annoiato), delle trame intessute dalla loggia delle maghe (e che non si realizzeranno) e della storia tra Geralt, Yennefer e Ciri, quest'ultima totalmente cambiata rispetto all'inizio dei romanzi. Un finale che per certi versi mi ha spiazzato (non anticipo di più per non fare spoiler!) ma che mi ha fatto amare questa saga conosciuta per puro caso. Quasi quasi mi dispiace aver terminato la lettura di questi libri. Confesso che a volte avrei voluto volentieri strozzare l’autore, per i momenti noiosi che ho trovato nel corso della lettura. Ma la saga è promossa a (quasi) pieni voti. Mi mancano giusto i libri che sono stati pubblicati di recente (e che sono dei prologhi ai libri che letti sinora), ma li leggerò più avanti.

L'inverno si avvicina. Stremati, Geralt e i suoi compagni sono costretti a fermarsi a Toussaint, un piccolissimo regno d'incredibile bellezza, …
Mi trovo a scrivere una recensione a un libro che non pensavo di leggere così presto, scritto da un'artista che ci ha lasciato improvvisamente. E mi sento proprio come Fabio Fazio, quando fu raggiunto dalla notizia nel cuore della notte: non trovo le parole giuste per farlo. Quando ho saputo della morte di Ornella Vanoni, l'indomani mattina, all'inizio non ci volevo credere, istintivamente l'avevo bollata come fake news. Ho realizzato veramente che Ornella era scomparsa la domenica, durante la trasmissione Che tempo che fa. Da lì, la necessità di leggere il suo libro, scritto a quattro mani insieme al cantante Pacifico, con cui, tra le altre cose, aveva cantanto a Sanremo Imparare ad amarsi. Ho imparato ad apprezzare Ornella Vanoni solo di recente, proprio in seguito alla partecipazione dell'artista nel cast fisso della trasmissione condotta da Fazio sul Nove. Con i suoi interventi sinceri, onesti e dissacranti, ha allietato la …
Mi trovo a scrivere una recensione a un libro che non pensavo di leggere così presto, scritto da un'artista che ci ha lasciato improvvisamente. E mi sento proprio come Fabio Fazio, quando fu raggiunto dalla notizia nel cuore della notte: non trovo le parole giuste per farlo. Quando ho saputo della morte di Ornella Vanoni, l'indomani mattina, all'inizio non ci volevo credere, istintivamente l'avevo bollata come fake news. Ho realizzato veramente che Ornella era scomparsa la domenica, durante la trasmissione Che tempo che fa. Da lì, la necessità di leggere il suo libro, scritto a quattro mani insieme al cantante Pacifico, con cui, tra le altre cose, aveva cantanto a Sanremo Imparare ad amarsi. Ho imparato ad apprezzare Ornella Vanoni solo di recente, proprio in seguito alla partecipazione dell'artista nel cast fisso della trasmissione condotta da Fazio sul Nove. Con i suoi interventi sinceri, onesti e dissacranti, ha allietato la Trasmissione diventando uno dei momenti più attesi dal pubblico. Ora veniamo al libro: mi interessava molto leggerlo e ho approfittato del fatto che fosse possibile acquistarlo con Repubblica per comprarne una copia. Vincente o perdente non è una semplice biografia, ma un diario sentimentale per conoscere meglio la donna oltre l'artista, anche se non scorre in linea cronologica. E' un libro che sa di podcast, ti sembra quasi di sentire la sua voce mentre scorrono le parole sotto gli occhi. Ornella non si risparmia, racconta dettagli personali molto dolorosi sulla sua famiglia di origine, i suoi amori, la sua solitudine. L'ho letto con calma, per assaporare ogni parola, ogni frase. E' un testo di una sincerità toccante e disarmante e posso dire che è il primo libro che mi ha fatto commuovere fino alle lacrime.

Ho avuto una vita difficile, dolorosa. E bella, bellissima. E gioiosa. Ho avuto tutto.

Ho avuto una vita difficile, dolorosa. E bella, bellissima. E gioiosa. Ho avuto tutto.
Avviso sul contenuto Frammento del libro
Per questo, devo moltissimo a Fabio Fazio. Uomo intelligente, educato e attento, mi ha voluto senza pormi condizioni, senza cercare di contenermi, di indirizzarmi. Intendeva semplicemente mettermi in scena per come sono oggi. Su quella poltrona voleva me e la mia allegria, la mia mai smarrita infanzia, la mia incapacità di trattenere un sentimento, se lo provo. [...] Con Fabio ci siamo intesi su un principio fondamentale: si può parlare di tutto, dipende dal modo. Certo, devono venirti in soccorso alcuni strumenti, in particolare due, raffinati e innati: il tatto e un po' di humour. Ma una volta messo in sicurezza il pensiero, e cioè accettarsi che non faccia del male gratuitamente, bisogna poi liberarlo, farlo uscire di getto. Come se a pronunciarlo fosse un bambino.
— Vincente o perdente di Ornella Vanoni, Pacifico (Pagina 58 - 59)
❤️🩹🥺

Ho avuto una vita difficile, dolorosa. E bella, bellissima. E gioiosa. Ho avuto tutto.

L'inverno si avvicina. Stremati, Geralt e i suoi compagni sono costretti a fermarsi a Toussaint, un piccolissimo regno d'incredibile bellezza, …