A mezzo secolo dall'Ultima Battaglia sembra essersi creato un equilibrio tra terrestri e Trisolariani: i primi beneficiano della conoscenza degli invasori spaziali e stanno compiendo grandi progressi tecnologici, mentre gli alieni stanno assimilando la cultura terrestre. Pare che le due civiltà siano pronte per iniziare una convivenza pacifica, tra eguali, senza l'assurda minaccia della reciproca distruzione. Tutto cambia quando Cheng Xin, ingegnere aerospaziale ibernata all'inizio del XXI secolo, si risveglia. La donna porta con sé il ricordo di un programma ormai dimenticato, risalente agli albori dell'Epoca della Crisi, e la sua sola presenza potrebbe alterare il fragile equilibrio instauratosi tra terrestri e alieni. L'umanità riuscirà a raggiungere le stelle, o morirà nella sua culla?
This one, like the last, is for the world builders. The world building is the plot. It is very detailed and thorough.
A brief warning: be careful with this book if you're depressed. It can be very depressing and possibly bring an existential dread. Even more than the second book. I had to read it pieces.
For that reason, I can't say I enjoyed this book. It is very impressive with what it's trying to do though.
Bello. Pesante in più sensi (e dimensioni). Geniale.
4 stelle
Ho finalmente finito la trilogia dei Tre corpi con questo "Nella quarta dimensione".
Due note generali sulla serie: ottima traduzione, ma pessima scelta dei titoli (avrei tradotto il secondo come "La selva oscura" e il terzo come "La fine della morte"). Criminale la scelta delle quarte di copertina. Evitatele.
Questo terzo libro è come i due che lo precedono, ma con un climax finale ancora più potente.
In alcuni momenti la scrittura risulta un po' lenta e pesante, ma tutto serve per gettare delle basi narrative.
Una trama imprevedibile fino alla fine, frutto di un'immaginazione poderosa, con un gusto fortemente esistenziale.
Mi ci vorrà del tempo per riordinare le idee su questa trilogia. Di sicuro è un capolavoro di immaginazione, nonché qualcosa di fortemente diverso, sia nella sensibilità (si vede che l'autore non è occidentale), sia nelle tematiche.
Review of 'Nella quarta dimensione' on 'Goodreads'
3 stelle
Forse sono io, ma nel terzo libro si esagera un po'. Balzi nel futuro sempre più audaci, ed eventi catastrofici che lasciano tracce sempre più superficiali, almeno nella lettrice che a un certo punto non si stupisce più di nulla (e meno male, perché accade di tutto, ma veramente di tutto). L'altra debolezza del libro, ma della saga in sé solo che nella descrizione di società del futuro si mostra di più qui, è una bassa immaginazione sociologica dell'autore. Già nel fatto che i ruoli di genere rimangano binari (e molto stereotipati, il femminile materno e sensibile e il maschile forte e determinato, quindi al massimo gli uomini "si femminilizzano" come sintomo di infantilizzazione e decadenza di una civiltà), e che non ci sia una donna in posizione rilevante mai: c'è una scienziata straordinaria nel primo libro e c'è l'inspiegabile Cheng nel terzo, sono presidenti due donne ma con un …
Forse sono io, ma nel terzo libro si esagera un po'. Balzi nel futuro sempre più audaci, ed eventi catastrofici che lasciano tracce sempre più superficiali, almeno nella lettrice che a un certo punto non si stupisce più di nulla (e meno male, perché accade di tutto, ma veramente di tutto). L'altra debolezza del libro, ma della saga in sé solo che nella descrizione di società del futuro si mostra di più qui, è una bassa immaginazione sociologica dell'autore. Già nel fatto che i ruoli di genere rimangano binari (e molto stereotipati, il femminile materno e sensibile e il maschile forte e determinato, quindi al massimo gli uomini "si femminilizzano" come sintomo di infantilizzazione e decadenza di una civiltà), e che non ci sia una donna in posizione rilevante mai: c'è una scienziata straordinaria nel primo libro e c'è l'inspiegabile Cheng nel terzo, sono presidenti due donne ma con un ruolo molto "anziana del villaggio", per il resto tutti uomini. Ma benché enorme, non è quello che mi ha colpita: è proprio l'incapacità di immaginare la diversità, in tutto tranne che negli artefatti spaziali, un po' nell'architettura, ma in niente nel pensiero filosofico e umanistico. In un secolo abbiamo visto frame concettuali (ideologie, narrazioni, religioni, ideali) emergere, dominare incontrastati e venire dimenticati. Abbiamo dovuto cambiare il linguaggio perché le parole che avevamo indicavano concetti non più esistenti e c'erano dei nuovi concetti per cui trovare parole. E secondo Cixin Liu tra duecento, tra quattrocento anni, dopo un contatto alieno, dopo il Grande Baratro, dopo la foresta oscura, l'umanità sarà identica a noi oggi? Pensa di cavarsela con "umori della folla" e variazione nelle mode per esprimere la differenza che passa tra un essere umano di oggi, di quattrocento anni fa, tra quattrocento anni? Bello è bello, l'ho letto in due giorni, figurarsi, e avvincente. Ma avrebbe potuto essere molto di più.