“Fai cinquanta giorni da orsacchiotto, almeno
stai in mezzo e non fai la figura di merda della pecora e nemmeno il leone, che però vive solo un giorno”
Massimo Troisi
Informatico
Le mie valutazioni:
⭐ Non mi è piaciuto
⭐⭐ Meh...
⭐⭐⭐ Bello
⭐⭐⭐⭐ Molto bello
⭐⭐⭐⭐⭐ Fantastico
Dopo una vacanza di qualche secolo Dio è tornato in ufficio, in Paradiso, e per …
Geniale
5 stelle
Geniale! Uno dei migliori libri letti negli ultimi anni.
Un libro che ti fa ridere, pensare e piangere.
Da farsela sotto dalle risate la prima parte, divertente ma non troppo e riflessiva la parte centrale, commovente la parte finale.
Lo consiglio, ai credenti e ai non credenti.
Tutti sanno come è nato e come è morto Gesù. La stella cometa, la mangiatoia, …
5 stelle
Nessuna valutazione
Il libro parte un pò lento, ma una volta che comincia a scorrere bene ti prende e non ti lascia più fino alla fine, e una volta finito ti chiedi come potrai stare ora senza questo libro e senza Biff.
Divertente, riflessivo, sarcastico, commovente, filosofico.
Che tu sia cristiano, musulmano, buddhista, ateo, non importa, questo libro ti lascia molto di più di quanto possano fare le varie bibbie, corani ecc.
Questa è la storia di Claire, ma anche di Gabe, Jonas, Matty, Kira e di …
5 stelle
5 stelle
Ebbene siamo arrivati al quarto episodio della saga di The giver, e il cerchio si chiude. Il figlio è il romanzo di chiusura di questa splendida quadrilogia di Lois Lowry (gli altri: The Giver, Gathering Blue e The Messenger).
Ritroviamo subito la società del primo libro della serie, dove regnano incontraste l’obbedienza cieca alle regole, il conformismo, la passività, la freddezza, l’apatia e l’indolenza, ma nella seconda (e terza) parte del libro c’è spazio anche per un pò di speranza, altre comunità che non sono certo perfette (ricordiamoci sempre che l’autrice ambienta questa storia in un futuro distopico), ma almeno vi si trova un briciolo di umanità e benevolenza, e proprio per questo il Male cerca in tutti i modi di farsi spazio, tentando e ingannando.
Il libro è scritto molto bene, l’autrice sa coinvolgere il lettore, ha uno stile semplice e meraviglioso ed è impossibile non rimanere incollati alle …
Ebbene siamo arrivati al quarto episodio della saga di The giver, e il cerchio si chiude. Il figlio è il romanzo di chiusura di questa splendida quadrilogia di Lois Lowry (gli altri: The Giver, Gathering Blue e The Messenger).
Ritroviamo subito la società del primo libro della serie, dove regnano incontraste l’obbedienza cieca alle regole, il conformismo, la passività, la freddezza, l’apatia e l’indolenza, ma nella seconda (e terza) parte del libro c’è spazio anche per un pò di speranza, altre comunità che non sono certo perfette (ricordiamoci sempre che l’autrice ambienta questa storia in un futuro distopico), ma almeno vi si trova un briciolo di umanità e benevolenza, e proprio per questo il Male cerca in tutti i modi di farsi spazio, tentando e ingannando.
Il libro è scritto molto bene, l’autrice sa coinvolgere il lettore, ha uno stile semplice e meraviglioso ed è impossibile non rimanere incollati alle pagine.
L’unico appunto, è quel piccolo elemento fantasy, che non rovina il libro, ma crea un pò di contrasto. Roba di poco conto comunque che non rovina la godibilità del testo.
Emozionante, coinvolgente, speranzoso, un libro che è catalogato come young adult ma che può essere letto dai 14 ai 100 anni, ci sono molti spunti di riflessione che possono essere applicati alla nostra società; un libro intenso, dove in un mondo in rovina vince l’amore più grande che possa esistere.
Da tempo le abitudini sessuali degli esseri umani hanno subito un'evoluzione epocale grazie alla creazione …
Noioso
2 stelle
L'ho trovato molto noioso, ci sono parti del libro che si possono tranquillamente saltare, sembrano messe li giusto per aumentare il numero di pagine di un libro che altrimenti sarebbe stato un semplice racconto.
Assurdo poi, secondo me, non inserire delle note a piè pagina per quelle parole in russo (la storia è ambientata a Mosca) che ben pochi sanno il significato... non tutti conoscono il russo (direi pochi) e quindi il lettore non riesce a ricreare perfettamente nella mente quello che trasmette l'autore, non sapendo appunto il significato di quelle parole.