La sensazione che ho avuto dopo aver chiuso “Proletkult”, l’ultimo romanzo del collettivo Wu Ming, è stata quella di un’occasione persa. Le premesse per il romanzo da top ten personale c’erano tutte, a partire dall’ambientazione, la Rivoluzione d’Ottobre, il maggiore evento storico del Novecento, incredibile turbina di forze popolari, di entusiasmi proletari globali ma anche di inenarrabili delusioni e tragedie. C’era il personaggio principale, Aleksandr Bogdanov, dirigente bolscevico dimenticato, che avevo incrociato per caso durante gli studi storici a Bologna e che mi era stato subito molto simpatico. Per la sua originalità di pensiero e il suo eclettismo e poi perché – da appassionato di fantascienza – mi ero entusiasmato al suo romanzo “Stella rossa”, che a metà degli anni Novanta era ancora fuori catalogo e si trovava solo nei mercatini.
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