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Becky Chambers: The Long Way to a Small, Angry Planet (Hardcover, 2015, Hodder & Stoughton Ltd)

Follow a motley crew on an exciting journey through space—and one adventurous young explorer who …

Manuale di diversity galattica (con un po’ di trama intorno)

Nessuna valutazione

The Long Way to a Small, Angry Planet di Becky Chambers delude nel suo tentativo di moralismo spaziale: l’inclusività, che all’inizio si presenta come un valore, col tempo diventa un elemento esibito e artificioso, quasi un lungo “manuale d’istruzioni” (432 pagine, per l’esattezza) sull’uso dei pronomi corretti e su come gestire relazioni gender. Risultato? Narrazione rallentata. Tuttavia Becky Chambers è un’ottima scrittrice, alcuni elementi emergono con forza ed è giusto evidenziarli: Dialoghi brillanti e realistici: le conversazioni tra personaggi sono vivide e riconoscibili, rendendo l’interazione credibile e coinvolgente. Descrizioni "soft sci‑fi" efficaci: nonostante la lentezza del racconto, la scrittura fluida e i dettagli ben scelti contribuiscono a creare atmosfere space‑cozy senza scadere nel didascalico. Personaggi ben caratterizzati: la “found family” della Wayfarer offre un insieme di figure memorabili (Kizzy, Sissix, Dr Chef…), ognuna con una voce distinta.

Punti deboli centrali

Inclusività forzata: troppo spesso l’inclusione diventa un tema dosato a forza, a scapito della spontaneità narrativa. Ritmo lento e trama episodica: la mancanza di un vero sviluppo narrativo e di tensione fa sembrare il romanzo più una raccolta di vignette che una storia organica. Rischio di generalizzazione: alcuni membri dell’equipaggio appaiono come archetipi monocordi, utili più a servire la diversità che a vivere come individui complessi. Io sono dell’idea che in un romanzo, i personaggi debbano essere rivelati attraverso la storia e le interazioni, non attraverso scene-manifesto! La love story tra Lovey e Jenks: ho apprezzato lo sforzo ma non ce l’ho fatta proprio a immedesimarmi. Manca davvero qualcosa. Probabilmente una diversa tecnica narrativa avrebbe fatto la differenza. Chiarisco una cosa importante Non sono affatto contraria ai diritti LGBTQIA+ , avendo amici trans e queer, apprezzo e sostengo profondamente la loro lotta e identità. Il mio problema è nello stile: l’inclusività, in questo romanzo, non scorre naturale come un valore condiviso, ma viene martellata con troppa evidenza, al punto da sminuire la narrazione.

In conclusione: The Long Way ha momenti di scrittura intelligente e di calore umano, ma finisce per essere un esercizio di “diversity display” più che un romanzo avvincente. Può piacere se si cerca leggerezza e gentilezza, ma per chi - come me - preferisce il giusto equilibrio tra tensione narrativa e personaggi profondi, rischia di stancare.