Paolinus reviewed I miserabili by Victor Hugo
Capolavoro
5 stars
Non mi sento a mio agio a scrivere una recensione di un classico della letteratura, sul capolavoro di Hugo persone più competenti di me possono dare alla luce intere tesi, chi sono io per mettere le stelline...farò finta si tratti di un romanzo qualunque e scriverò cosa mi ha lasciato.
Innanzitutto i protagonisti ti rimangono nel cuore, Jean Valjean e Cosette su tutti ma anche Fantine, Marius, il monello Gavroche e figure apparentemente secondarie come Eponime: il merito è della prosa di Hugo, impareggiabile nel descrivere l'interiorità dei personaggi e gli eventi che si trovano ad affrontare.
Come si direbbe per un thriller moderno la trama è avvincente, anche se ad osservarla con un po' di distacco è curioso come in una città grande come Parigi ed una nazione estesa come la Francia alcuni personaggi finiscano sempre per incontrarsi - ad esempio Gavroche che, senza rendersene conto, si prende cura dei suoi due fratelli in una notte fredda e piovosa ed anche curioso che le forze dell'ordine siano sempre rappresentate dall'immancabile ispettore Javert, onnipresente ad occuparsi di reati ordinari o di insurrezioni - ma probabilmente era proprio intenzione dell'autore incrociare i loro destini in fasi diverse della narrazione per mostrare come le nostre azioni e le nostre scelte abbiano sempre un seguito ed anche a dimostrare come sia difficile liberarsi di una condizione iniziale anche se la nostra vita ha preso una piega completamente diversa.
La storia di Francia dal 1789 in poi non fa da contorno al libro ma è a sua volta protagonista, i personaggi sono immersi nelle vicende politiche delle rivoluzioni e delle contro-rivoluzioni fino alla partecipazione all'insurrezione del 1832. In tanti momenti la lettura si fa anche difficile e pesante per l'abbondanza dei dettagli o la numerosità dei riferimenti letterari e storici a me scononosciuti ma è un romanzo che si presta a letture su piani differenti ed i passaggi per me faticosi (ad esempio la battaglia di Waterloo) possono risultare appassionanti ed unici per altri ed in ogni caso è Hugo stesso che ne spiega il valore:
"I fatti che saranno narrati appartengono a quella realtà, drammatica e vivente che lo storico a volte trascura, per mancanza di tempo e di spazio. Eppure è lì la vita, il palpito, il fremito umano. I piccoli particolari - crediamo di averlo detto - sono - per così dire - il fogliame dei grandi avvenimenti e si perdono nella lontananza della storia. L'epoca detta delle sommosse abbonda di particolari di questo genere."
E pur in un contesto storico così preciso I miserabili finisce per essere un romanzo senza tempo perché dentro c'è l'umanità tutta, in un filo diretto che dal monello Gavroche va alle banlieues parigine contemporanee, con storie di povertà e miseria che il passaggio dalle monarchie alle democrazie non è riuscito a debellare, segno del fatto che tanti cambiamenti non hanno evidentemente cambiato nulla ed in questo contesto si muove l'unica critica seria che posso muovere ad Hugo: tutto preso dalle rivolte del 1832 la sua grande empatia per le classi più povere non è sufficiente a non bocciare le insurrezioni ben più importanti del 1848 con un giudizio tranchant di poche righe, lui che ci ha abituato a spendere pagine e pagine sui dettagli di ogni cosa: "Il giugno 1848 fu un avvenimento a sé, quasi impossibile da classificare nella filosofia della storia. Tutte le parole che abbiamo pronunciato or ora, vanno messe da parte quando si parla di quella straordinaria sommossa, nella quale si sentiva la santa ansietà del lavoro che reclamava i suoi diritti. Si dovette combatterla ed era un dovere perché muoveva guerra alla Repubblica; ma alla fin fine, cosa fu il giugno 1848? Una rivolta del popolo contro se stesso". Forse il povero Hugo credeva, come uno dei personaggi del suo romanzo, che sarebbe stato sufficiente togliere di mezzo i re per eliminare le guerre.
Confesso infine di essere andato sul finale, solo in alcuni "passaggi", a velocità 2x o 3x (ovvero leggendo una riga si e due no) ma Hugo riesce contemporaneamente a creare una trama avvincente che ti tiene incollato al libro e nello stesso tempo a divagare... ora io capisco che due protagonisti riescano a fuggire scappando nelle fogne ma 30 pagine dedicate alla storia del sistema fognario parigino rendono l'idea di come il romanzo sia stato riempito da informazioni di carattere enciclopedico e nozionistico che ho trovato eccessive...soprattutto se il lettore è in attesa di capire come faranno ad uscire.
Sono sicuro Jean Valjean, personaggio incredibile e unico, rimarrà con me molto tempo (e sarà dura per i protagonisti dei prossimi libri il confronto).