Baylee ha recensito Naufraghi senza volto di Cristina Cattaneo
Naufraghi senza volto
5 stelle
Quando nelle nostre cronache si affaccia la notizia del ritrovamento di un cadavere senza nome ci sembra logico che si metta in moto una procedura per sapere chi sia per poter comunicare la triste notizia a eventuali familiari. Quando accade un disastro, ci pare naturale che le autorità di adoperino per risalire ai nomi delle vittime e mettersi in contatto con le famiglie. Quando affonda un barcone nel Mediterraneo, nessunə si stupisce che vengano contantə ə superstiti e dimenticatə ə mortə.
Cristina Cattaneo, invece, ha pensato che non era il caso. Direttrice del LABANOF, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense, ha pensato che, con le sue competenze, poteva dare una mano. Poteva aiutare a identificare tutti quei morti e dare alle famiglie modo di sapere, in maniera inequivocabile, cosa era accaduto aə loro carə. Per permettere loro di andare avanti e non rimanere bloccatə nell’inferno dell’incertezza.
La notte del …
Quando nelle nostre cronache si affaccia la notizia del ritrovamento di un cadavere senza nome ci sembra logico che si metta in moto una procedura per sapere chi sia per poter comunicare la triste notizia a eventuali familiari. Quando accade un disastro, ci pare naturale che le autorità di adoperino per risalire ai nomi delle vittime e mettersi in contatto con le famiglie. Quando affonda un barcone nel Mediterraneo, nessunə si stupisce che vengano contantə ə superstiti e dimenticatə ə mortə.
Cristina Cattaneo, invece, ha pensato che non era il caso. Direttrice del LABANOF, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense, ha pensato che, con le sue competenze, poteva dare una mano. Poteva aiutare a identificare tutti quei morti e dare alle famiglie modo di sapere, in maniera inequivocabile, cosa era accaduto aə loro carə. Per permettere loro di andare avanti e non rimanere bloccatə nell’inferno dell’incertezza.
La notte del 3 ottobre 2013, intorno alle 4.30, un’imbarcazione si rovesciò al largo dell’Isola dei Conigli, a Lampedusa. Portava un carico di circa seicento persone, quasi tutti di origine eritrea. Furono recuperati 366 cadaveri. Le vittime dei barconi non erano certo una novità, ma questo disastro scosse le coscienze più di tutti gli altri casi. Da lì nacque l’operazione “Mare Nostrum”, e da lì si iniziò, seppur molto lentamente, a pensare ai loro morti come ai nostri.
Cattaneo ci spiega come funziona la procedura standard per risalire all’identità di un cadavere sconosciuto e di tutte le difficoltà aggiuntive che si incontrano nel dare un nome a una persona migrante, dall’ottenere un campione di DNA utile da unə familiare all’impossibilità di avere una lista passeggerə. Tutt’oggi, infatti, molte di quelle persone continuano a non avere un nome, nonostante gli sforzi del LABANOF continuino ancora oggi.
Il lavoro di Cattaneo non cerca di rendere la loro umanità solo ai cadaveri senza nome, ma anche a noi che siamo persə nella fatica e nel logorio dell’odio, che sembra ormai tracimare e pervadere ogni cosa. Eppure non sono ancora trascorsi dodici anni da quando le cose avrebbero potuto andare diversamente e ne sono trascorsi almeno una decina da quando avrebbe dovuto essere evidente che la disumanità non avrebbe magicamente risolto la questione migratoria. Eppure da lì non riusciamo a smuoverci.