Baylee ha recensito Kitchen di Yoshimoto Banana
Kitchen
4 stelle
Avviso sul contenuto Libro con morte, transfobia
Finalmente ho colmato la mia lacuna riguardante il più famoso romanzo di Banana Yoshimoto, quello che l’ha vista esordire sia in Giappone sia in Italia, primo Paese nel quale ha fatto la sua comparsa in traduzione. Non è difficile immaginare perché questo romanzo sia piaciuto così tanto fin da subito.
Innanzi tutto contiene un personaggio trans così positivo da essere addirittura luminoso e così iconico che è davvero un peccato che stia in scena così poco. Oggi avvertiamo un po’ di confusione nel modo in cui Eriko parla di se stessa e nel mondo in cui viene raccontato il suo passato, perché siamo abituatə a farlo in maniera diversa, ma tra il finire degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta deve essere stata una rappresentazione che ha fatto bene a tante persone.
Poi è uno di quei romanzi molto nipponici che riescono a essere rassicuranti anche parlando di un tema doloroso come la morte di una persona cara e della solitudine e dello spaesamento che seguono. Vedo molto spesso Banana Yoshimoto associata allo shōjo, ma qui secondo me c’è anche un pizzico di iyashikei: Kitchen è un libro dalla trama quasi banale, ma è così balsamico che nemmeno ci si fa caso tanto ci fa respirare a pieni polmoni.
In questa edizione è stato aggiunto anche Moonlight Shadow, che Yoshimoto scrisse come tesi di laurea nel 1987. Ha molti punti in comune con Kitchen e, se frequentate manga e anime, sicuramente è un modo di raccontare il lutto che vi sarà familiare. Forse proprio per questo mi è piaciuto quasi più di Kitchen perché al conforto del tipo di racconto si è aggiunto il conforto della familiarità.
Se quindi anche voi state tergiversando, buttatevi in questa storia capace di lenire il dolore e coccolare un po’ in questi tempi crudeli e cinici.