cretinodicrescenzago ha recensito Io non ho paura di Niccolò Ammaniti
Angosciante, politicamente schierato, avvincente
4 stelle
Io non ho paura è, come L'isola di Arturo, uno di quei romanzi italiani "classici" che mi era sempre stato venduto come Lettura Edificante Imprescindibile, quindi probabilmente perbenista e stilisticamente blando, ed esattamente come L'isola di Arturo si è rivelato estremamente più profondo e più potente di così: in questo caso, il "racconto di formazione" consiste nel calarci dentro la testa di un bimbo estremamente immaginoso, nutrito a calcio, «Tex Willer» e favole di animali, che usa i propri riferimenti culturali avventurosi e onirici per filtrare e dare un senso narrativo alla propria vita di sottoproletario nei campi riarsi del Meridione (non sappiamo se nel Basso Lazio, Alta Campania, Basilicata profonda, o chissà dove), e sta a noi del pubblico decifrare quanto accade e immaginare noi cosa frulla nella testa degli adulti, che si tratti della mamma dalla schiena stanca, del padre che spera nel colpaccio, nel giovane teppista …
Io non ho paura è, come L'isola di Arturo, uno di quei romanzi italiani "classici" che mi era sempre stato venduto come Lettura Edificante Imprescindibile, quindi probabilmente perbenista e stilisticamente blando, ed esattamente come L'isola di Arturo si è rivelato estremamente più profondo e più potente di così: in questo caso, il "racconto di formazione" consiste nel calarci dentro la testa di un bimbo estremamente immaginoso, nutrito a calcio, «Tex Willer» e favole di animali, che usa i propri riferimenti culturali avventurosi e onirici per filtrare e dare un senso narrativo alla propria vita di sottoproletario nei campi riarsi del Meridione (non sappiamo se nel Basso Lazio, Alta Campania, Basilicata profonda, o chissà dove), e sta a noi del pubblico decifrare quanto accade e immaginare noi cosa frulla nella testa degli adulti, che si tratti della mamma dalla schiena stanca, del padre che spera nel colpaccio, nel giovane teppista del villaggio, o nell'eminenza grigia venuta da fuori. Per una volta, un romanzo sulla criminalità meridionale che non parla di Mafia con la spettacolarizzazione morbosa su cui Roberto Saviano si è costruito la carriera (mi spiace dirlo, ma ogni merito di reportage giornalistico viene meno se ci fai su cinque stagioni di serie TV splatter), ma di riscatto sociale attraverso la delinquenza da parte di gente che mangia merda da una vita. Grazie signor Ammaniti, era un libro necessario.