Vogliamo provare l'ebbrezza di sentirci beffardamente comuni e autoironici? Allora mettiamoci nelle scarpe di Zelda, la protagonista, e buttiamo un occhio alla sua vita "normale" di ragazza divertente e testarda, ingenua e imbranata, timida e piena di voglia di sorridere e giriamo per la città in bicicletta, apriamo una porta al buio, arriviamo tardi ad un appuntamento, guardiamo dal finestrino dell'autobus, compriamo un abito firmato senza potercelo permettere, affrontiamo colloqui di lavoro senza avere la più pallida idea di come si faccia, mettiamo la sveglia, lottiamo contro i panni da stirare ed i piatti da lavare, andiamo a cena dai vicini di casa che sbagliano ricetta, raccogliamo da una pozzanghera una lettera d'amore strappata, compriamo una casa e perdiamo tutti i soldi, scegliamo l'ospedale dove partorire, osserviamo la generazione dopo la nostra senza capirla, guidiamo un furgone scassato e magari perdiamole, queste scarpe, dimenticandole sul marciapiedi. Ma ridiamo di tutto …
Vogliamo provare l'ebbrezza di sentirci beffardamente comuni e autoironici? Allora mettiamoci nelle scarpe di Zelda, la protagonista, e buttiamo un occhio alla sua vita "normale" di ragazza divertente e testarda, ingenua e imbranata, timida e piena di voglia di sorridere e giriamo per la città in bicicletta, apriamo una porta al buio, arriviamo tardi ad un appuntamento, guardiamo dal finestrino dell'autobus, compriamo un abito firmato senza potercelo permettere, affrontiamo colloqui di lavoro senza avere la più pallida idea di come si faccia, mettiamo la sveglia, lottiamo contro i panni da stirare ed i piatti da lavare, andiamo a cena dai vicini di casa che sbagliano ricetta, raccogliamo da una pozzanghera una lettera d'amore strappata, compriamo una casa e perdiamo tutti i soldi, scegliamo l'ospedale dove partorire, osserviamo la generazione dopo la nostra senza capirla, guidiamo un furgone scassato e magari perdiamole, queste scarpe, dimenticandole sul marciapiedi. Ma ridiamo di tutto questo, senza piangerci addosso solo perché abbiamo vissuto la nostra vita come meglio potevamo e sapevamo, senza essere preparati, senza più il sostegno dei sogni che abbiamo percepito durante l'infanzia. E soprattutto, come Zelda, viviamo ogni momento con la stessa felicità, con la stessa forza, con lo stesso entusiasmo. Anche se un giorno di cocente delusione ci guarderemo intorno e rifletteremo amaramente sul presente e su quello che forse sarà il futuro, pur non essendo particolarmente pessimisti. E' la mia generazione, quella nata negli anni '70, particolare di non secondaria importanza secondo me. Si parla sempre troppo dei ragazzi trasgressivi, dei "cattivi ragazzi", di quelli "tamarri", che si tatuano e che hanno come unico scopo nella vita quello di comparire in una trasmissione televisiva. Si parla poco di tutti quelli (e sono tanti) che hanno creduto nei sogni, nella rivoluzione culturale, nello studio, nel futuro. Di tutti quelli che non sanno cosa rispondere ai loro figli se un domani chiederanno loro "perché dovrei studiare, per diventare un fallito come te?". Eppure non siamo falliti. Anche se, a volte, ci sentiamo tali.
"Ridere è importante. È una gran medicina, risolve un sacco di cose. Le crisi matrimoniali, la depressione, la solitudine, la timidezza."
Ho la grande fortuna (molto grande) di conoscere di persona l'autrice, e tra la mille cose che sa fare non avevo la più pallidea idea che sapesse anche scrivere (un libro intendo). Con gli occhi di Zelda non è un romanzo, sono storie di vita quotidiana, vita che è quella della protagonista ma può essere tranquillamente la mia o quella di un qualsiasi lettore. Con la differenza che spesso Zelda deve sbattere la testa contro la società e la sfortuna, però senza mai perdersi d'animo cercando sempre di trovare il sorriso perchè nonostante i "se" e gli "avrei potuto", "ma alla fine la nostra vita, è stata poi così sbagliata?"