cretinodicrescenzago ha recensito Fifty-One Tales di Lord Dunsany
Parabole d'autore per l'evo moderno
3 stelle
Erano un po' di anni che Lord Edward Dunsany infestava come uno spettro le mie letture, lo spettro del proverbiale classico che "tutti i tuoi autori preferiti hanno letto, ergo se non lo leggi anche tu sei un ignorante"; un bel giorno lo approcciai direttamente con il suo "La spada di Welleran" antologizzato in Fantasy: I migliori romanzi e racconti della narrativa fantasy, indi diedi un occhio ai primi racconti dell'omnibus Time and the Gods: An Omnibus, ma ci trovai un inglese troppo aulico per le mie forze, e fuggii. Anni dopo, però, scoprii che il buon barone ha composto anche la qui presente raccolta di micro-storie (o "poemi in prosa", direbbe la gente fine), quindi gli ho dato una seconda chance... e meno male che gliel'ho data, perché è stata una piccola folgorazione! Leggendo pian pianino questi Fifty-One Tales (anche intitolati The Food of Death, per …
Erano un po' di anni che Lord Edward Dunsany infestava come uno spettro le mie letture, lo spettro del proverbiale classico che "tutti i tuoi autori preferiti hanno letto, ergo se non lo leggi anche tu sei un ignorante"; un bel giorno lo approcciai direttamente con il suo "La spada di Welleran" antologizzato in Fantasy: I migliori romanzi e racconti della narrativa fantasy, indi diedi un occhio ai primi racconti dell'omnibus Time and the Gods: An Omnibus, ma ci trovai un inglese troppo aulico per le mie forze, e fuggii. Anni dopo, però, scoprii che il buon barone ha composto anche la qui presente raccolta di micro-storie (o "poemi in prosa", direbbe la gente fine), quindi gli ho dato una seconda chance... e meno male che gliel'ho data, perché è stata una piccola folgorazione! Leggendo pian pianino questi Fifty-One Tales (anche intitolati The Food of Death, per la cronaca), in ragione di una manciata di racconti ogni giorno, ho avuto conferma di ciò che avevo subodorato leggendo "Unico e solo" di Arianna Michelin nella rivista «Alkalina #3»: a me piace quella forma narrativa che sta all'intersezione fra l'epigramma comico di Marziale, la parabola biblica e l'aneddoto sapienziale su profeti e filosofi, e lord Dunsany mi ha dimostrato che con quella forma si possono comporre cose validissime e affascinanti, piccoli miti e leggende d'autore per l'evo contemporaneo: storie di dèi ed elementi che bisticciano e piagnucolano, di angeli diavoli e della Morte che girano per il mondo a indispettire i mortali, di artisti che visitano paesaggi danteschi nel paese dei sogni, di fragilità della natura umana davanti alle forze cosmiche, anticipando il professor Tolkien e il mio acerrimo nemico Lovecraft – concetti visti e rivisti, direte voi? Sicuro, ma visti e rivisti perché il buon lord Edward ha aperto questa strada già nel 1915, e comunque la sua prosa sardonica e un po' veterotestamentaria resta piuttosto unica. Al netto di questa epifania stilistica, non do più di 3/5 proprio perché, com'era prevedibile, in una raccolta di ben cinquantun racconti alcuni sono più grossolani di altri, mentre alcuni temi e situazioni sono riproposti con scarse variazioni di testo in testo, così che alcune composizioni sono abbastanza dimenticabili e insoddisfacenti. Sicuramente un Dunsany minore, ma proprio per questo un Dunsany accessibile.